Cason di Lanza sul Tersadia piú facile da raggiungere ma non meno incantevole
Silvio, il gestore: «Si sale agevolmente perché la strada è perfetta». Un luogo caro a quelli del Cai, a Corona, Maieron e De Infanti

C’è una vetrina di legno in fondo alla sala da pranzo di malga Cason di Lanza: le voci di Mauro Corona e Luigi Maieron, Julius Kugy e Sergio De Infanti sembrano condensare su vetri sottili, in un continuo richiamo all’attuale sfruttamento della montagna. La suggestione compone questo luogo in bianco e nero, quel passato di “chissà com’era un tempo”.
La cima del Tersadia imbiancata, i fagiani di monte, quella tovaglia con la stampa di un nido di cicogne nate in mezzo all’edelweiss.; sono ritratti onirici, ricami di un arredamento abbellito che in molti ricercano. Un orologio in rame con i numeri romani, una piccola stufa e l’indicazione “Bar/Speisesaal” sulla porta d’entrata. Dalla cucina esce Francesca, che in realtà tutti conoscono come Lucia, moglie di Silvio Cescutti.
Quest’anno festeggiano il trentesimo anniversario da quando hanno preso in gestione la malga.
«Era praticamente nuda quando arrivammo qui» racconta Silvio, custode di un’area incastonata tra gli oltre 2000 metri dello Zermula e delle Pale di San Lorenzo; alle pareti sono appesi grandi piatti in ceramica e l’epica degli sci di legno.
«Sono anni che sostengo la tesi di dover creare un consorzio di malghesi, anche e soprattutto in virtù di quelli che purtroppo non sono fortunati come noi ad avere una strada molto buona che conduce i visitatori fino a quassù». È onesto Silvio nel riconoscere il privilegio di Cason di Lanza.
«Qui è facile arrivarci, la strada è perfetta. Sono quelli che si battono per la realizzazione di arterie più sicure ad avere necessità, ad avere il diritto di far fruttare il proprio lavoro, perché altrimenti sai cosa succede?» mi chiede. Lo so Silvio, me l’hanno raccontato in molti e si materializza in una narrazione pressoché immaginaria, proprio così.
Il malgaro saliva fino ai 1700 metri dove aveva i pascoli. La strada gliela avevano promessa molto tempo prima, ma sembrava non importasse quasi a nessuno. Così, per iniziare a vendere qualche forma, dovette aspettare la costruzione. La strada però non era asfaltata e neanche troppo sicura. Così le persone non le vedeva quasi mai.
Questa malga è di proprietà degli usi civici di Arta Terme e le frazioni di Valle e Rivalbo hanno la priorità nella decisione. Francesca cucina i panzerotti alla ricotta e erbe e un radic di mont decisamente invitante. Anni fa ha conseguito anche un diploma di alta cucina.
«Pensa che una volta un turista austriaco mi ha detto che la mia Sacher è più buona di quella viennese. Se mi dava 1000 euro non ero così contenta» afferma Francesca.
Al di là dei gusti personali, i prodotti che questa famiglia produce sono ottimi. Ottengono le ricotte e il formaggio di malga dalle quasi 35 vacche che pascolano tutt’attorno, oltre ad una spiegazione su cosa fosse, un tempo, il patto di monticazione.
«Da valle ti davano le mandrie da portar su e ti lasciavano cinque litri di latte per ogni vacca, mentre il resto restava ai proprietari. Oggi questo patto si basa sulla parola», racconta Silvio, mentre alle pareti si vedono fotografie di fulmini e poster di quelle vie di montagna aperte anni fa.
«Roberto Simonetti, l’accademico del Cai e gli Amici della Montagna, sono proprio loro con cui abbiamo condiviso queste nuove vie».
Per arrivare fino al Cason di Lanza si può salire sia da Paularo che da Pontebba, seguendo le indicazioni per l’omonimo ed importante passo. Non ci sono deviazioni o possibilità di smarrirsi. Cason di Lanza è una malga semplice da raggiungere.
Nel caso si voglia prenotare allora bisogna chiamare il numero fisso 043390928 o il 3280052710.
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