Castelli aperti, due passi nella storia del Friuli

Nonostante il cielo plumbeo, il primo pomeriggio di Castelli Aperti edizione 23ª, si conferma meta privilegiata del primo week end di aprile. L’iniziativa, che ripete il record di 18 residenze storiche aperte in tutte le province della Regione grazie all’attività del Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli Venezia Giulia, fin dalle prime ore del pomeriggio di ieri ha registrato una massiccia presenza di visitatori attratti dalla possibilità di attraversare i portoni di dimore e castelli di grande bellezza.
Un’edizione speciale, quella di quest’anno, che celebra anche il passato più recente. In occasione del centenario della Grande Guerra molti proprietari hanno reso infatti omaggio con rievocazioni storiche e speciali esposizioni. Tra le fortificazioni visitabili segnaliamo come imperdibile il Castello di Villalta. Ad accogliere i visitatori all’apertura delle 15, la contessa Marina Gelmi di Caporiacco e il conte Sergio Gelmi, presidente del Consorzio Castelli Fvg, e proprietari dell’antico maniero: «Questo castello, che nelle edizioni precedenti ha richiamato tra i dieci e dodicimila visitatori, spiega Gelmi di Caporiacco, è un luogo interessantissimo e speciale per gli eventi straordinari che lo riguardarono.
Patrimoni come questo e il Castello di Caporiacco, in fase di restauro, vanno fatti vivere e devono essere valorizzati. Questo è uno degli scopi principali del Consorzio: far conoscere ciò che è parte integrante della storia millenaria della nostra terra». Nella giornata odierna, oltre alla visita del castello magnificamente conservato, ci sarà la sorpresa di poter assistere all’antica arte della falconeria con un esperto falconiere presente con gufi, aquile reali e falchi. «Per il pubblico – ha poi concluso la contessa Marina – ci sarà anche la Compagnia dell’Accademia Da Ponte, di Conegliano Veneto.
Gli attori, in abiti quattrocenteschi a rappresentare nobiltà e borghigiani, reciteranno per il pubblico antiche leggende e storie medievali». Superata Fagagna, in direzione Rive D’Arcano, è d’obbligo la sosta al Castello di Arcano che, nonostante la perdita della torre, mozzata probabilmente alla fine del secolo XVI, conserva la sua fisionomia medievale, con cortine merlate alla guelfa, la caratteristica doppia torre portaia e il possente mastio (tra i più grandi del Friuli) con un’elegante fila di bifore tardo romaniche.
Il proprietario è Domenico Taverna. Ai nipoti Paolo e Giuseppe Tedesco e alle consorti, signora Caterina Biggio e Isa Borghese, il compito di accogliere i visitatori e di mostrare le sale del castello, la piccola chiesa del 1300 con accesso verso il borgo, il giardino curato con il cipresso più antico del Friuli: 500 anni. «Durante la I guerra mondiale – spiega la signora Biggio – il castello fu occupato dai tedeschi. Solo alcuni giorni fa abbiamo trovato tracce importanti di quell’evento.
Durante l’occupazione poi, furono ritrovate le ossa della contessa Todeschina di Prampero, sepolta nel cortile interno dopo essere stata uccisa dal secondo marito». Il suo fantasma pare abiti ancora l’arcano castello. E oggi Castelli aperti concede il bis.
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