Il Centro friulano arti plastiche rende omaggio a Mario Baldan

Venerdì 10 gennaio, negli spazi alla Fondazione Friuli a Udine, sarà inaugurata la mostra Metamorfosi

Fabiana Dallavalle
Due opere della’stista friulano Mario Baldan alla mostra “Metamorfosi”
Due opere della’stista friulano Mario Baldan alla mostra “Metamorfosi”

Mario Baldan. Metamorfosi: e sulle ali spuntarono i fiori è il titolo della mostra che inaugura venerdì 10 gennaio, alle 17.30, a Udine, nello Spazio espositivo della Fondazione Friuli.

L’iniziativa culturale segna la ripartenza dell’attività di uno spazio che nel 2024 ha destato l’attenzione, oltre che degli addetti ai lavori, del grande pubblico come dimostrato dal notevole numero di visitatori. Anche nel 2025 l’obiettivo è di valorizzare gli artisti delle province di Udine e Pordenone con particolare riguardo ai giovani ed a coloro che, in situazioni di svantaggio, trovano nelle discipline artistiche un medium espressivo con funzioni anche riabilitative ma anche l’attività di istituti formativi.

«L’iniziativa vuole essere un omaggio ad un artista attivo e partecipe del dibattito artistico del Novecento friulano nonché uno dei soci fondatori del Centro Friulano Arti Plastiche. Fu infatti capace di passare dalla pittura, all’incisione, dalla ceramica ai cartoni per il mosaico. Visitare la mostra è un’occasione per ammirare alcune sue opere nella trasformazione dai “voli” ai “fiori”, come cita il titolo, ma anche un’occasione per tirare le somme dopo un anno di attività della galleria ed illustrare le attività che abbiamo programmato per il nuovo anno, sempre sostenuti dalla Fondazione Friuli», anticipa Bernardino Pittino, presidente del Centro Friulano Arti Plastiche che ha in gestione lo Spazio Espositivo.

Scrive Stefania Baldan, figlia dell’artista, nel materiale introduttivo all’esposizione: “Per lui l’arte è “metamorfosi”, “divenire”, “in fieri”, in continua ed incessante “evoluzione” tra “ricerca” e “sperimentazione” tecnico stilistico-estetico.

La mostra vuole proporre il delicato, sottile passaggio metamorfico dal ciclo dei “voli” (1970-1995) al ciclo dei “fiori” (1990- 1995). Malato di tumore, sofferente fisicamente e psicologicamente, percepisce la sua vulnerabilità, ma, nonostante questo, è molto attivo e produttivo fino all’ultimo, perché sostenuto dalla meritata pensione, dalla carriera scolastica ed artistica, dal raggiungimento del suo sogno di una casa-studio nella campagna di Pagnacco e dalla nascita della sua prima nipotina Eleonora.

Fiducioso, ottimista e sereno, riesce così ad ovviare al tormento della malattia ed in maniera impercettibile a tradurre il tema liberatorio dei “voli” degli uccelli fantastici “scorobori”, che volteggiano negli spazi infiniti della fantasia in quello dei “fiori” (girasoli, rose, calle, ortensie).

Mutano i colori, dapprima freddi, siderali, a caldi, solari, terrosi; mutano le forme: dalle “ali” puntute in morbide e rotondeggianti dei petali, delle corolle, delle foglie. E così magicamente si compie la “metamorfosi”, che dal cielo porta alla terra, sempre riscaldata dal “sole”, fonte di luce e di vita”.

L’opera scelta quale immagine dell’invito alla mostra è “Rosa che sboccia”, una delicata serigrafia del ‘92 realizzata in occasione di un gioioso evento familiare. La mostra è visitabile fino al 26, il venerdì dalle 16 alle 19 e il sabato e la domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.

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