La condanna a morte dell’Osoppo: cosa raccontano i documenti dell’ex Jugoslavia sull’eccidio di Porzûs

Pubblichiamo un estratto del volume di Tommaso Piffer, che sarà presentato a Udine sabato 22 febbraio e a Cividale giovedì 27

Tommaso Piffer
Il comando della Garibaldi Natisone insieme a quello del IX Corpo sloveno. Da sinistra: Gino Lizzero, il commissario del IX Corpo Viktor Avbelj, il comandante del IX Corpo Jože Borštnar, il comandante della Natisone Mario Fantini, il commissario della Natisone Giovanni Padoan (foto dal libro)
Il comando della Garibaldi Natisone insieme a quello del IX Corpo sloveno. Da sinistra: Gino Lizzero, il commissario del IX Corpo Viktor Avbelj, il comandante del IX Corpo Jože Borštnar, il comandante della Natisone Mario Fantini, il commissario della Natisone Giovanni Padoan (foto dal libro)

Anticipiamo, per gentile concessione dell’editore, un passaggio del paragrafo “La condanna a morte dell’Osoppo” del volume di Tommaso Piffer “Sangue sulla Resistenza. Storia dell’eccidio di Porzûs” (Mondadori) da martedì 10 febbraio in libreria. Il volume verrà presentato a Udine sabato 22 febbraio (alle 18, Auditorium delle Grazie, con Andrea Zannini) e a Cividale il 27 febbraio (alle 18.30, Chiesa di Santa Maria dei Battuti, con il vicedirettore del Messaggero Veneto Paolo Mosanghini).

 

Una volta rotti gli indugi e aderito con la benedizione del Pci alla linea dell’Esercito di liberazione nazionale jugoslavo, per il comando della Natisone gli osovani divennero dei nemici così come lo erano per il IX Corpo.

Il primo passo fu quello di delegittimarli, e dopo l’incontro di Canebola la Natisone iniziò di punto in bianco ad accusare gli osovani di essere in combutta con i nazisti e di assassinare i partigiani garibaldini. (…)

Dopo aver sparso la voce che il comando osovano fosse colluso con i tedeschi, il secondo passo fu quello di accettare la richiesta del IX Corpo di allontanare con la forza l’Osoppo dalla zona rivendicata dagli sloveni.

L’azione fu stabilita in una riunione che si tenne tra fine novembre e inizio dicembre presso il comando della Natisone. Per gli sloveni erano presenti sicuramente il vicecomandante del IX Corpo Peter Stante (Skala) e un rappresentante del comitato provinciale del Partito comunista sloveno per il Litorale, Julij Beltram (Janko). I vertici della Natisone erano presenti al completo: il comandante Fantini, il commissario Padoan, il capo di stato maggiore Marvin e il rappresentante del Pci Brillo Bertolaso.

Di questa riunione danno conto due documenti che fino a oggi erano completamente sconosciuti e che riportiamo integralmente nell’appendice di questo libro: una relazione a firma di Beltram datata 5 dicembre e una del capo della III sezione dell’Ozna del IX Corpo, Mirko Zlatnar, datata 6 dicembre. (…)

Secondo la relazione di Beltram, Stante aveva garantito che il battaglione sloveno in zona si sarebbe occupato degli osovani in val Resia. Per quanto riguarda le altre formazioni osovane presenti nella Benecia, gli sloveni avevano dato direttive alla Natisone di attirare tra le file dei garibaldini gli osovani «che sono stati manipolati», ossia che erano stati attratti nelle file osovane con l’inganno, scacciare il resto oltre il Tagliamento e arrestare gli organizzatori. Il primo compito in ogni caso era quello di «disarmarli tutti». «Se le direttive verranno eseguite alla lettera» scriveva Beltram «liquideremo presto questa gentaglia.» «Tutto questo» aggiungeva «è stato accolto all’unanimità e si vedeva anche che erano d’accordo tra di loro.» Ma sui garibaldini non ci si doveva comunque fare illusioni «perché gli si stringe il cuore ogni volta che si parla di “Benecia slovena”».

Secondo il resoconto dell’Ozna, però, il comando della Natisone aveva deciso che sarebbe andato ben oltre le direttive del IX Corpo, organizzando una vera e propria operazione militare per liberare tutta la zona dalle formazioni osovane, arrestare i comandanti e uccidere tutti i partigiani dell’Osoppo che non avessero accettato di passare nelle file garibaldine. «Da soli» si legge in questa relazione «hanno preso la decisione, probabilmente con il consenso di Peter Skala , di accerchiare il gruppo osovano con le proprie unità, catturare tutti, annettere quelli che sono stati manipolati alla propria divisione, consegnare gli ufficiali al nostro ufficiale dell’Ozna, uccidere gli altri.» Il maggiore britannico, invece, sarebbe stato inviato al comando del IX Corpo.

L’Ozna si era organizzata di conseguenza, stabilendo che gli ufficiali dell’Osoppo arrestati sarebbero stati consegnati al suo agente nella Natisone, Tine Remškar, ma che solo «i casi più difficili» sarebbero stati inviati al IX Corpo, dato che era logisticamente complicato trasportare i prigionieri. Gli altri sarebbero stati «sistemati direttamente sul posto». Anche la relazione dell’OZNA, come quella di Beltram, dava conto dell’influenza via via crescente che il movimento di liberazione sloveno sembrava esercitare sui compagni italiani. «Nel comando della divisione Garibaldi» scriveva l’OZNA «l’opinione si è spostata fortemente a nostro favore.»

Il comandante della 1 a brigata Osoppo Francesco De Gregori si recò a Udine per far visita alla moglie più o meno in quegli stessi giorni. Era accompagnato da una scorta armata. «Ricordo» raccontò la donna «che egli mi disse quasi sorridendo “sono venuto giù con la scorta armata non solo per i tedeschi e i fascisti, ma anche per i garibaldini”. Ciò mi impressionò molto, ma egli non mi disse niente di più. Vedendomi impressionata aggiunse: “Stai tranquilla! Magari lo farebbero ma non oseranno mai!”» . Quella fu l’ultima volta che la moglie lo vide vivo. 

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