Così la Decima Mas divenne uno degli idoli della storiografia neofascista e reducista

La storia della Xa Flottiglia Mas, un corpo indipendente della marina della Repubblica sociale di Mussolini, è uno degli idoli della storiografia neofascista e del reducismo repubblichino. All’interno di questa storia, alla quale sono stati dedicati fiumi di inchiostro, la battaglia di Tarnova costituisce un episodio identitario: da qui molte delle polemiche, utili ogni anno, se non altro, a ricordare all’opinione pubblica quei fatti.
Junio Valerio Borghese, ufficiale della marina regia, dopo l’armistizio di Cassibile transitò buona parte della sua divisione di incursori della marina a fianco dei tedeschi, continuando la guerra contro gli anglo-americani. L’orientamento nazionalistico e l’idea di “cercar la bella morte” per la difesa della Patria e il mantenimento del patto con i tedeschi attirarono, nei mesi dopo il settembre 1943, migliaia di giovani che si arruolarono in questo corpo, che mantenne la propria indipendenza anche nella neo-costituita Repubblica Sociale. La Xa Mas operò sui fronti dell’avanzata alleata lungo la Penisola ma venne anche impiegata in operazioni interne di rastrellamento e repressione anti-partigiana.
Con il crollo del fronte italo-tedesco la Xa Mas si spostò progressivamente verso est, combattendo a fianco dei tedeschi e degli slavi collaborazionisti per bloccare l’avanzata dell’esercito di liberazione jugoslavo, che non nascondeva l’intenzione di spostare il confine a ovest, assicurandosi Trieste, la Venezia Giulia e il Cividalese fino al Tagliamento. In questo quadro vanno considerati i tentativi di collegamento e accordo della Xa Mas con l’ala moderata e “nazionale” del movimento partigiano, ad esempio con i partigiani dell’Osoppo che saranno trucidati dai garibaldini a Porzûs. Avvenimenti che ora sono analizzati nel libro appena uscito di Luciano Patat, La Xa Mas al confine orientale, edito dal Centro Isontino “Leopoldo Gasperini”.
Nel gennaio 1945 vari reparti della Xa Mas, alcuni dei quali reduci dalla massiccia operazione che aveva posto fine alla Zona Libera della Carnia e del Friuli orientale, furono posizionati alle spalle di Gorizia, nell’area del villaggio disabitato di Tarnova, dai comandi militari tedeschi del Operationszone Adriatisches Küstenland. Li guidava il generale Odilo Globočnik, incaricato del governatorato di Trieste, dove istituì la Risiera di San Sabba grazie all’esperienza maturata nella costruzione e gestione di vari campi di sterminio nella Polonia occupata, tra cui Treblinka.
Il IX Corpus jugoslavo, al cui interno operavano anche battaglioni della divisione partigiana italiana Garibaldi Natisone, attaccò nel gennaio 1945 la postazione italo-tedesca di Tarnova ma dopo uno scontro prolungato dovette ritirarsi. I vincitori di Tarnova furono accolti trionfalmente a Gorizia e vi celebrarono solennemente il funerale dei caduti, ricevendo la medaglia d’argento al valor militare della Repubblica Sociale. La resistenza italiana a Tarnova fu tragica ed eroica, come nell’ideologia della Xa Mas, ma strategicamente inutile: il presidio era militarmente indifendibile e infatti dopo poche settimane l’esercito titino entrò a Gorizia.
Oggi Tarnova è in Slovenia. Nella memorialistica repubblichina, della Xa Mas sono stati esaltati l’indipendenza, l’attaccamento alla nazione e lo sprezzo del pericolo nel contrastare i partigiani comunisti titini e i garibaldini italiani che combattevano ai loro ordini. Vinsero la guerra però quest’ultimi, o per lo meno il fronte repubblicano contro il quale Junio Valerio Borghese aveva schierato i suoi uomini.
Borghese ricevette pesanti condanne per collaborazionismo e altri crimini, per le quali fu amnistiato, e organizzò nel 1970 un oscuro, e fallito, colpo di Stato. Prima però, negli anni’50, era stato presidente di un partito politico (Msi) che sedeva in Parlamento, esprimendo le sue posizioni estremistiche nell’Italia libera e repubblicana. Se avesse vinto lui, invece, articoli come questo non avrebbero potuto essere scritti.
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