Da Savorgnan a Strassoldo, la storia delle 14 casate del Friuli

Dopo averli circumnavigati, osservati, fotografati, raccontati in libri e libroni di accurato studio, intensa passione e raffinata grafica, adesso l’Indiana Jones dei castelli friulani (ma è un po’ anche una sorta di loro Virgilio e di Sherlock Holmes), ha deciso di attraversare il ponte levatoio e di entrare in quelle magiche costruzioni per spiegare come e da chi nacquero, cosa rappresentavano e il motivo che li ha condotti fino a noi quali straordinari testimoni di un passato che in Friuli è più ricco, coinvolgente ed emozionante di quanto di solito si pensi.
Una storia lunga secoli e secoli, già nota sotto mille aspetti, adesso diventa in maniera originale una narrazione comune, diciamo collettiva, con protagonisti gli stessi discendenti di chi, tra quelle mura, compì imprese, visse turbamenti, si trovò coinvolto in esaltazioni o incubi, nell’intreccio ben presente nell’immaginario collettivo di quanti vedono nel castello un simbolo feudale di potere, di difesa, o di sopraffazione sul territorio attorno. Calarsi in simili atmosfere cercando un filo comune richiede un’attenzione e una sensibilità meditata, ma solo in questo modo si può ottenere un quadro suggestivo e composito per unire una decina di casati fondamentali nelle vicende del Friuli e dintorni, in cui ogni voce interpellata ha scelto un proprio registro. E così ci si inoltra in un cammino disseminato di date, volti, situazioni, contrasti, episodi efferati o esaltanti, slanci e speranze, tutti momenti topici d’un romanzo sorprendente.
Questa, ora giunta al traguardo, è stata l’ennesima sfida nel percorso di studio e ricerca intrapreso subito dopo la laurea, oltre 30 anni fa, dall’architetto udinese Gianni Virgilio, il quale cammin facendo ha collaudato un proprio stile operativo intrecciando la valorizzazione dei castelli e in generale del patrimonio culturale friulano a uno sguardo competente su paesaggio, storia, turismo, per dare organicità e forza di richiamo alla varietà d’una terra-scrigno come la nostra.
Dopo aver viaggiato tra 600 castelli e pubblicato una serie strepitosa di volumi (con la collaborazione di studiosi, docenti e altri Indiana Jones altrettanto appassionati), Virgilio è approdato a una preziosa sintesi dando alle stampe, con Andrea Moro editore, un elegante volume di 240 pagine, intitolato “Breve storia di casati friulani...”. Il piano dell’opera prevedeva una ventina di nomi, poi ridottosi a 14 in quanto alcune dinastie sono estinte. Di tale numero, dieci hanno accettato di partecipare raccontando, dall’interno, le vicende dei loro ceppi familiari. I contributi, impreziositi da un’ampia e anche inedita iconografia, sono firmati da: Maurizio d’Arcano Grattoni, Lodovico di Caporiacco, Gordio Frangipane, Gian Camillo Custoza, Rossella Savorgnan Cergneu di Brazzà, Adalberto di Spilimbergo, Giorgio di Strassoldo, Guecello di Porcia, Marisanta di Prampero de Carvalho, Federico di Valvasone. La presentazione è firmata da Teresa de Pace Perusini, presidente regionale dell’Associazione dimore storiche italiane.
In questo libro aperto sul passato, l’arco di tempo parte dall’XI secolo, a cavallo del famoso 1077 che (sottolinea Virgilio) fa da spartiacque tra nobiltà “libera” e “ministeriale”, la cui sorte dipese poi dal Patriarcato di Aquileia, riferimento attorno al quale si è svolta tutta la ultredecennale indagine a sfondo castellano. Accanto a baroni rampanti, cavalieri inesistenti oppure visconti dimezzati di calviniana memoria, ci si imbatte in biografie esaltanti, in avvenimenti decisivi nel convulso millennio alle spalle, tra circostanze che resero la vita pericolosa e minacciosa a tutti, nobili compresi. L’interno dei castelli, come si sa, ha avuto il cantore in Ippolito Nievo che nelle “Confessioni di un italiano” ne fece una strepitosa descrizione, dedicata alla fase del declino a fine Settecento. E lui, nipote di una Colloredo, non salvò alcuna tra le famiglie nobili, né quelle di fede imperiale né quelle “piegatesi con pecorile obbedienza alla Serenissima”, rimaste barricate nei castelli dopo che i colleghi italiani (disse il Nievo) già da tre secoli abitavano in città.
Giudizio severo, ma la storia fu anche diversa come si legge in queste pagine. Con le sue propaggini arriva fino a noi per spiegarci meglio tanti meccanismi legati al costante modus vivendi dei friulani. Questo libro sui casati è nato, ricorda Virgilio, quasi per un “gioco intellettuale”, ma alla fine va letto come un’inedita confessione. E sarebbe piaciuta anche all’Ippolito poetico, rigoroso e friulano.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto