Dalila Di Lazzaro si racconta: "Mi sento fortunata a essere nata in Friuli e progetto il ritorno"

UDINE. Non utilizza parole inutilmente smielate per raccontare il suo rapporto con il Friuli, dove è nata e ha vissuto fino ai diciotto anni e mezzo.
È diretta, Dalila Di Lazzaro, come i pugni che tirava in Francia papà Attilio, ex campione dei pesi massimi, «una persona completa, saggia, piena di moralità», ha raccontato a Palazzo Belgrado l’attrice, presentando a Udine il suo sesto libro La vita è così.
Costretta sulla poltrona da un piccolo infortunio al piede, stringe mani e bacia amici e conoscenti, ritrovati dopo anni di assenza dal Friuli.
«Era cinque anni che non venivo, mi mancava molto – racconta –. Mi sento friulana, ho ricevuto un’educazione improntata ai valori di questa terra stupenda. Tornare? Mi piacerebbe molto. Penso a un appartamentino piccolo, in pieno centro a Udine».
Il futuro di Dalila incrocia il passato. Proprio come il racconto pennellato nel suo ultimo libro, che sullo sfondo di decisi tratti autobiografici disegna una storia in cui si incrociano la malattia, la scomparsa di una persona cara, l’addio a un affezionato animale domestico.
Esperienze che l’attrice ha vissuto sulla sua pelle: l’addio al figlio Christian, morto a quindici anni; il problema alla colonna vertebrale che l’ha a lungo costretta a letto; e il rapporto empatico con il suo cane, «che sembrava avesse studiato alla Bocconi: era composto, mi portava persino il telefono quando squillava. È stata una rivelazione, era un’anima col pelo: la sua morte è stata un trauma».
Sollecitata dal giornalista Antonio Carnevale, la Di Lazzaro ha parlato a ruota libera anche degli incontri che hanno punteggiato la sua vita tumultuosa.
Un esempio? Gianni Agnelli, che ha frequentato a lungo: «Una sera un produttore mi invita a cena, mi dice che andiamo dall’Avvocato. Non avevo capito che si trattava di quello con la a maiuscola. Entriamo in questo splendido palazzo romano, veniamo accolti da un uomo in tight, elegantissimo.
Io avevo un vestitino semplicissimo, verdognolo, mi sentivo a disagio. Entriamo in questa stanza e c’è lui, Agnelli, che fa la doccia, senza curarsi di noi. Io invece sono arrossita, ero morta di vergogna».
E poi Pasolini: «Ci incontrammo a una festa, fece per me una colletta tra i presenti, facendo girare il suo basco. Poi, saputo che ero di Udine, mi disse: “Tu ses furlane?”. Io ero timidissima, lui un gigante».
Nel libro si parla anche diffusamente di ambiente: «Stiamo distruggendo il pianeta, condannando all’estinzione centinaia di specie, nonostante quel signore americano, Trump, sostenga il contrario». Il rispetto e il risparmio delle risorse, insomma.
Come predicava papà Attilio: «Ricordo che era attentissimo agli sprechi: capitava, nella nostra casa di vicolo degli Orti, che dimenticassi accesa la luce. E allora lui mi rimbrottava, costringendomi magari ad alzarmi dal letto per spegnere l’interruttore».
Proprio al padre sono legati i ricordi più dolci: «Ha combattuto in Francia come pugile, poi ha lasciato perché non voleva scendere a compromessi: ha fatto i guanti con Primo Carnera, ma non si è piegato al suo manager, che Oltralpe voleva truccare i match.
Cucinava benissimo, volevo scrivere un libro con le sue ricette, ma non ci sono riuscita: è morto mentre stavo per rientrare in Friuli».
Quante volte, da giovane, ha pensato di lasciare la Capitale, di fronte agli stenti: «Abitavo in una casetta in piazza Barberini, pagavo 1.900 lire d’affitto al mese. Amici e conoscenti mi aiutarono a fare dei set, anche quello dello spot del collirio (lo Stilla, ndr), che fu l’inizio vero e proprio della mia storia artistica.
Volevo tornare in Friuli, per mesi ho mangiato pane e Baci Perugina per risparmiare e sopravvivere. Ai ragazzi d’oggi dico di non avere paura di fare gli artigiani: anche lavorare la terra, anche sistemare le scarpe è un’arte, la cultura non è mai inutile anche se si svolgono mansioni per così dire umili. Certo che se lo Stato aiuta più chi arriva di chi c’è già...», lascia appese le parole nell’aria la Di Lazzaro.
Che, come canta il musicista Manuel Pia, che l’ha accompagnata ieri nell’appuntamento udinese di Panorama d’Italia, «non ha ancora smesso di amare, riesce ancora a sognare». A sognare pure quel ritorno in Friuli finora mai concretizzato: «Ho avuto la fortuna di essere nata friulana, davvero».
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