Danza di tracce e colori, Milano celebra l’arte del pittore friulano Carlo Ciussi
Da martedì 25 febbraio una mostra dedicata al pittore scomparso nel 2012. Al centro la sua nuova fase creativa degli anni Ottanta

Apre martedì 25 febbraio, a Milano, la mostra “Carlo Ciussi. Una danza di tracce e colori”, dedicata al pittore udinese scomparso nel 2012. È la prima esposizione dopo la morte di Lina Tuani Ciussi, moglie dell’artista, sua musa e custode della sua eredità.
Tredici anni dopo la sua scomparsa – e a cinque anni dal centenario della nascita, che si celebrerà il 25 gennaio 2030 –, l’opera di Ciussi continua a essere riferimento di importanti collezioni e soggetto di prestigiose attenzioni.
Questa volta è Lorenzo Madaro, docente a Brera e critico di spicco nell’arte contemporanea, a celebrare l’esposizione di Milano. «Non ho conosciuto Ciussi ma l’ho scoperto attraverso le sue opere e gli scritti che gli hanno dedicato Luca Massimo Barbero e Gillo Dorfles, per citarne solo due. Da tempo penso che sarebbe necessario riscrivere la storia dell’arte contemporanea per dare spazio a figure come Carlo Ciussi, che in questa ricostruzione avrebbe un ruolo primario. Per la sua ricerca sofisticata e rigorosa. Per la coerenza, unita alla capacità di spingersi oltre, senza mai cedere ai compromessi».
La mostra, presentata nella galleria A arte Invernizzi di Milano, individua un preciso periodo dell’artista, scelto da Epicarmo Invernizzi e condiviso con la moglie Lina prima del suo addio (avvenuto a Udine in silenzio, per sua volontà, lo scorso 21 novembre). Si tratta della fase creativa degli anni Ottanta, quando Ciussi intraprende un percorso nuovo e straordinariamente fecondo, nel quale, sono le parole di Madaro, «mette da parte la sistematicità di una astrazione geometrica e la rigorosa modularità che dagli anni Sessanta ha verificato con impegno inesausto, per sfociare a esiti più aperti e disinvolti, in cui dalle tele rettangolari e ovali dalla grossa grana spuntano forme e segni sinuosi».
Una “ossessiva, vigilata e approfondita esperienza di metamorfosi incessante di un segno florido e nomade”, un “sorprendente quanto inaspettato ritmo di vorticose appartenenze”, una «nuova fase in cui coabitano sensualità e controllo, come già appuntava Gillo Dorfles in un suo saggio dedicato proprio a questo ciclo».
Fu in quel periodo che Ciussi intensificò ulteriormente il suo rapporto creativo con Carlo Invernizzi, poeta e avvocato milanese, stabilendo una corrispondenza di intenti fra versi, pittura e scultura, germogliata anche nel Museo a cielo aperto di Morterone in Lombardia e in decine di progetti letterari ed espositivi.
Formatosi al liceo artistico di Venezia, dopo un periodo di lavoro nella tipografia del padre a Udine, Carlo Ciussi si dedica esclusivamente all’arte.
Nel 1964 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia, imboccando una strada che dall’informale lo condurrà alle geometrie dell’astratto con esiti personali e riconoscibili. Ricorda ancora il curatore: «Ciussi è un battitore autonomo e lo sarà anche e soprattutto negli anni della maturità quando rimane fedelmente congiunto alla propria pittura, senza farsi minimamente distrarre dalle forze in atto in Italia e nel contesto internazionale».
Da qui la sua unicità, riconosciuta dalla critica e celebrata anche dopo la scomparsa con esposizione importanti, ricordiamo quelle nella palladiana Villa Pisani Bonetti nel 2015, alla Peggy Guggenheim Collection a Venezia nel 2016, a Pordenone alla Fondazione Furlan organizzata dalla cara amica Caterina Furlan e nella galleria civica Harry Bertoia nel 2021e infine l’antologica del 2022 a Locarno per la Fondazione Ghisla Art Collection.
Tutto questo si deve all’impegno dell’Archivio Carlo Ciussi, ricorda il gallerista Epicarmo Invernizzi, “nato per volontà di Lina Tuani nel 2013 e di cui è curatrice Francesca Pola, storica dell’arte e docente all’Università Vita Salute San Raffaele di Milano.
L’archivio ha lo scopo di raccogliere le opere e gli scritti dell’artista, favorirne la consultazione e lo studio, promuovere la conoscenza presso il pubblico, la critica e i musei, nonché migliorarne e proteggerne l’immagine artistica in Italia e all’estero. Questo anche nel ricordo di nostro padre Carlo, amico di Ciussi e fra i suoi primi estimatori e collezionisti, scomparso nel 2018”.
La dedica a Lina apre il catalogo, che pubblica il testo critico di Lorenzo Madaro, le opere esposte e un aggiornato apparato biografico e bibliografico. La mostra proseguirà fino al 29 aprile. A rappresentare la famiglia all’inaugurazione di Milano ci sarà Maria Agosto, nipote dell’artista.
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