Dieci anni senza Enzo Jannacci, quella volta che venne in Friuli: «Ho lavorato in ospedale a Udine ai tempi del terremoto»

Il 29 marzo 2013 si spegneva il poeta che ha attraversato mezzo secolo di musica

Oscar D'Agostino
Enzo Jannacci, dieci anni dalla sua morte
Enzo Jannacci, dieci anni dalla sua morte

Dieci anni fa moriva Enzo Jannacci, il poliedrico artista milanese che con le sue canzoni e il suo umorismo ha raccontato un'epoca. La sua eredità è però portata avanti dal figlio Paolo, che a un decennio di distanza celebra la figura del padre nel modo migliore: sul palco

Quella volta che venne a Udine

Jannacci venne anche a Udine. Erano gli anni 90 e il cantautore milanese era il protagonista di una serata al Palamostre. Andai nel pomeriggio a intervistarlo per il Messaggero Veneto e mi accolse in camerino. Parlammo a lungo, mi offrì una Coca Cola ma ero così emozionato che mi andò di traverso e iniziai a tossire, a tossire... e ci mancò poco che il dottor Jannacci mi facesse una tracheotomia.

Parlammo di musica e canzoni, di Milano, di amicizie comuni. Gli raccontai di quando mio padre e il suo amico Umberto invitavano lui e Giorgio Gaber alle feste studentesche che organizzavano a Milano negli anni '50. Lui mi raccontò di Massimo Boldi ("faceva il tassista, l'ho portato io al Derby!") e di quando venne a lavorare all'ospedale di Udine, ai tempi del terremoto: “il professor Meriggi mi aveva offerto il posto in cardiochirurgia e io ho preso una casa a Fagagna. E una sera è scoppiata la bomba”.

L'incontro con Enzo Jannacci (foto O.D'Agostino)
L'incontro con Enzo Jannacci (foto O.D'Agostino)

Portai con me un registratorino a nastro, ma inavvertitamente schiacciai un pulsante che lo faceva arrestare a ogni pausa. E Jannacci, come sempre, fece molte pause...Lo rividi e lo andai a salutare a Cividale, ospite del Mittelfest, a Grado, a Cormons... insomma, dove c'era un concerto, accorrevo. Del resto, da buon milanese (oriundo) sono cresciuto a pane e Jannacci…Dieci anni senza un genio e un poeta. Ma mi restano tanti ricordi. E le sue pause.

Enzo Jannacci, le sue canzoni più famose

Nato il 3 giugno del 1935, Enzo Jannacci è stato uno dei grandi protagonisti di un fermento culturale milanese nato tra la fine degli Anni 50 e l'inizio dei 60. Personaggio poliedrico e dotato di una vena ironica e surreale, ha legato il suo nome anche a quello di Giorgio Gaber, Cochi e Renato e Dario Fo, tutti personaggi con i quali ha lavorato e scritto canzoni. Con una solidissima preparazione alle spalle (era diplomato in armonia, composizione e direzione d'orchestra al Conservatorio di Milano dove aveva studiato otto anni di pianoforte), è stato cantautore, cabarettista e attore ma non ha comunque mai lasciato la sua professione di medico chirurgo (si era laureato nel 1969), al punto da definirsi sempre "prima medico e poi artista del mondo dello spettacolo".

Jannacci ha pubblicato nella sua carriera quasi trenta album, con canzoni divenute parte del nostro patrimonio popolare come "Vengo anch'io. No, tu no", "Quelli che..." (scritta con Beppe Viola), "Ci vuole orecchio", "Ho visto un re", "L'Armando", "Son s'cioppaaa" e "El purtava i scarp del tennis". Negli Anni 90 ha partecipato anche a tre edizioni del Festival di Sanremo lasciando sempre un segno importante, a partire da "Se me lo dicevi prima" nel 1989, per passare alla drammatica "La fotografia" del 1991, la dissacrante "I soliti accordi" in coppia con Paolo Rossi nel 1994, fino a "Quando un musicista ride" nel 1998, vincendo il premio della critica sia nel '91 che nel '98.

Il sodalizio con Giorgio Gaber

Enzo Jannacci ha legato buona parte del suo percorso a quello di Giorgio Gaber, di cui quest'anno ricorrono i vent'anni dalla morte. Amici fraterni, i due hanno iniziato insieme nel giro dei cabaret milanesi formando un duo chiamato I due corsari, nel 1958. I due insieme sono stati tra i pionieri del rock'and'roll in Italia pubblicando alcuni 45 giri che poi sono stati raccolti in un album, "Giorgio Gaber e Enzo Jannacci", uscito nel 1972. Ma anche se le strade artistiche dei due si sono separate per qualche tempo, negli anni 80 si sono ricongiunte con la formazione degli Ja-Ga Brothers, ispirata ai Blues Brothers, con un album pubblicato nel 1983 e il singolo di successo "Una fetta di limon". Ma i due si sono ritrovati anche in teatro, nel 1991, quando hanno interpretato, insieme a Felice Andreasi, "Aspettando Godot", un classico del teatro dell'assurdo di Samuel Beckett.

Le canzoni per Cochi e Renato

Un'altra collaborazione particolarmente fortunata e fruttuosa è stata quella con Cochi e Renato. Con Ponzoni e Pozzetto Jannacci ha scritto tutte le canzoni più belle del duo comico: da "La gallina" a "Canzone intelligente", "A me mi piace il mare", "Come porti i capelli bella bionda", fino a "E la vita, la vita", celebre sigla di Canzonissima 74.

Enzo Jannacci e la televisione

Quello di Enzo Jannacci con la televisione è stato un rapporto tanto lungo quanto saltuario, iniziato nel 1963 con uno sketch per Carosello. Nel 1968 partecipa a "Quelli della domenica", che lo vede protagonista insieme a Cochi e Renato, Lino Toffolo, Felice Andreasi e altri comici del Derby Club cabaret di Milano. Nel 1980 poi realizza con Massimo Boldi, Diego Abatantuono, Giorgio Porcaro e altri cabarettisti emergenti (ma molti diventeranno famosissimi, come Giorgio Faletti) "Saltimbanchi si muore". Nell'arco dello stesso decennio vanno in onda alcuni speciali come "Jannacci special" e "Gransimpatico", ma è con "Trasmissione forzata", accanto a Dario Fo e Franca Rame, che nel 1988 torna in pianta più stabile. Negli anni 90 ha fatto coppia con Piero Chiambretti ne "Il laureato Bis", ha partecipato a "Stiamo lavorando per voi", la trasmissione che ha visto il ritorno di Cochi e Renato, per cui ha scritto anche la sigla, "Nebbia in Val Padana", mentre negli anni 2000 è comparso più volte a "Zelig", dove suo figlio Paolo era maestro d'orchestra.

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