Docs Fest premia i viaggi della memoria, Costantini: «Platea sempre più europea»

Riconoscimenti ex aequo a Un Pays en flammes e a Light memories. Oltre seimila presenze in cinque giorni

Cristina Savi
Un momento della cerimonia di proclamazione: i vincitori ex aequo del Gran Premio della giuria
Un momento della cerimonia di proclamazione: i vincitori ex aequo del Gran Premio della giuria

Oltre 6 mila presenze in cinque giorni, 3.500 biglietti staccati, un pubblico giovane e appassionato, 28 anteprime nazionali, ospiti internazionali e premi assegnati da una giuria di altissimo profilo: Pordenone Docs Fest mette in archivio la sua 18esima edizione confermandosi non “solo” un festival di documentari, ma un’esperienza culturale che alimenta il ruolo della città nella mappa dell’Italia che pensa, che crea, che cerca di cambiare le cose.

Bilancio positivo anche per il nuovo Spazio Zero: l’edificio costruito davanti a Cinemazero e da poco inaugurato, “testato” proprio nei giorni del festival, si è trasformato nel cuore pulsante delle tante attività collegate alle proiezioni e non solo.

Un festival – Pordenone Docs Fest - che, nel corso del tempo, è diventato un punto di riferimento nel panorama del documentario. Il cinema del reale come lente per leggere il presente e immaginare nuovi orizzonti. «È ormai una realtà di riferimento nazionale, tappa fissa per professionisti e non solo – sottolinea soddisfatto, a sipario calato, il direttore artistico Riccardo Costantini – ma ha un importante collocamento internazionale: quest’anno vari festival stranieri sono venuti a conoscere il nostro modello. E la platea è sempre più europea grazie a film che pochi altri festival riescono a ottenere e valorizzare».

Un modello che si fonda su una programmazione di qualità e su una comunità partecipe:

«Si apprezza che ci sia un folto pubblico, diversificato – prosegue Costantini - non di soli addetti ai lavori; e che territorio e comunità siano coinvolti. Il festival fa sì che documentari di alta qualità e d’impegno civile appartengano al largo pubblico: questo lo rende unico».

L’edizione 2025 ha portato a Pordenone oltre trecento ospiti fra registi, produttori, studiosi, esperti e operatori dell’Industry, mentre il neonato Spazio Zero ha confermato le sue potenzialità come contenitore culturale versatile. Ospitando conferenze, concerti, incontri e dibattiti, è diventato in pochi giorni un centro gravitazionale per il pubblico e per le attività educative, andate tutte esaurite. Molto rilevante, quest’anno, la partecipazione delle nuove generazioni. «La presenza attiva e sentita di ragazzi e ragazze dimostra la loro necessità di poter godere di forme audiovisive accattivanti per forma ma capaci di analisi profonde – continua Costantini – In questo senso il prossimo festival punterà ad aumentare le offerte anche educative, su livello europeo, nonché nel valorizzare giovani artisti, con progetti mirati».

I premi hanno dato visibilità a opere diversissime, ma tutte accomunate da una forte identità visiva e narrativa. Il Gran premio della Giuria è andato ex aequo a “Un Pays en flammes”, di Mona Convert, evocativo racconto di una piccola comunità e dei suoi rituali legati al fuoco, e a “Light memories”, di Misha Vallejo Prut, viaggio poetico nella memoria attraverso la fotografia.

Il Green documentary award è stato assegnato a “The fabulous gold harvesting machine” di Alfredo Purailly De La Plaza, delicato racconto di legami familiari e resistenza umana.

Doppio riconoscimento per “La mutante” della cilena Constanza Tejo Roa, che ha conquistato sia il Premio della critica, assegnato in collaborazione fra l'Associazione festival italiani di cinema e il Sindacato nazionale critici cinematografici italiani, sia lo Young audience award, votato dallo Young club di Cinemazero e dalle studentesse e gli studenti di cinema accreditati al festival, grazie alla sua audace riflessione sul corpo, la maternità e l’identità.

Diritti, libertà, inclusione sono stati anche i temi premiati dal pubblico che ha portato sul primo gradino del podio il vibrante “Queer as punk” della regista malese Yihwen Chen, dedicato alla band punk queer Shh Diam, che dopo il film ha fatto anche ballare il pubblico nello Spazio Zero. Infine, il Premio virtual reality è andato a “Fresh memories – The look”. di Volodomyr Kolbasa e Ondrej Mroavec, dedicato alla città ucraina di Kharkiv.

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