Ecco “Duse, The greatest”: Sonia Bergamasco in regia sulle tracce della Divina
Un gioco di sguardi, un’attrazione che diventa ricerca: «La sua storia mi riguarda, ora è un modello che mi guida». Il film in Friuli Venezia Giulia: mercoledì 26 febbraio al Visionario di Udine e a Cinemazero di Pordenone, a Gorizia (Kinemax) il 27 febbraio
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L’attrazione di Sonia Bergamasco per Eleonora Duse, la più grande attrice del mondo, è diventata quasi una febbre, una dolce ossessione. Qualcosa che cresce nel tempo e che, dopo anni di studi e di ricerca, l’ha convinta a realizzare il suo primo film da regista, “Duse. The Greatest”.
Un’opera immaginifica che procede per suggestioni e indizi, ricordi e testimonianze. Perché della “Divina” esistono solo foto e un film muto “Cenere” (conservato dalla Cineteca del Friuli): persino la sua voce registrata da Edison è andata perduta in un incendio. Come se il mito non potesse essere afferrato: Attilio Bertolucci la definirebbe “assenza, più acuta presenza”.
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Sonia Bergamasco, tutto è cominciato da un gioco di sguardi…
«C’era un ritratto magnifico di Eleonora Duse sulla scala della Scuola del Piccolo Teatro di Milano. Lo osservavo e non sapevo nulla di lei. Così ho cominciato a leggere, a cercare. Non è stato un lavoro ma una necessità. Ero spinta da un senso di appartenenza perché percepivo che la sua storia riguardava me e il mestiere duro, complesso e affascinante dell’attore. Nel tempo è diventato un dialogo, sentivo un’emozione per qualcosa di vivo che non era solo un reperto glorioso del passato».
Il suo film non è una biografia tradizionale, perché?
«Dovevo raccontare la Duse attraverso lo sguardo degli altri perché di lei abbiamo moltissimo e pochissimo. Avevo inizialmente pensato a una rappresentazione teatrale. Poi mi sono convinta che il film fosse il mezzo più giusto per raccontare un assente, un fantasma che si reincarna di generazione in generazione e vibra fino a oggi. Il documentario non poteva che essere un’indagine, un viaggio sulle sue tracce, fino a scovarla e, da ultimo, a riflettere sul tema della centralità del corpo dell’attore».
Che cosa le ha lasciato questa ricerca?
«È un percorso che mi ha nutrito, mi ha chiarito la strada e dato coraggio. Eleonora Duse è un modello che vive, mi guida e che sento respirare. Come ricorda anche l’attrice Helen Mirren, continuiamo a sognarla e desideriamo farlo».
In questo viaggio il Veneto è uno snodo centrale...
«Sono stata a Chioggia, la città di origine dei genitori. E poi naturalmente a Venezia che è la sede della Fondazione Cini che conserva la collezione più ampia e completa di documenti sulla vita e l’arte della Duse. E, infine, nel suo luogo dell’anima, Asolo».
In questo racconto si ritrova anche una Duse proto-femminista che esce dall’ombra di Gabriele D’Annunzio.
«Era importante dare il giusto peso alla storia d’amore e al patto d’arte con D’Annunzio. Che ci sono stati ma che non la definiscono. È un momento della sua vita come lo è stata la relazione con Arrigo Boito e con altri uomini. Storie vissute da donna libera e coraggiosa. Tanto che a 28 anni, da sola, ha formato la propria compagnia teatrale, diventando capo-comica, ruolo pioneristico per una donna. Era una leonessa, oltre ogni ideologia, tenace nel voler essere giudicata solo per il lavoro».
“Duse. The Greatest” ha vinto il Festival di Madrid e ora è in lizza per il premio come miglior doc ai David di Donatello. Cosa si prova?
«Sono felice che sia stata riconosciuta la cura per questo lavoro che offre la possibilità di scoprire questa attrice».
Ora Sonia Bergamasco accompagnerà il film in Veneto (che lo ha finanziato con la Film Commission) e in Friuli Venezia Giulia: mercoledì 26 febbraio, alle 19, al Visionario di Udine e alle 20.45 a Cinemazero di Pordenone, e a Gorizia (Kinemax) il 27 febbraio. Prima del passaggio di testimone a Valeria Bruni Tedeschi (una delle attrici intervistate nel doc) che interpreterà proprio la “Divina” nel nuovo film di Pietro Marcello (“Duse”, in parte girato a Venezia), di prossima uscita. Mentre il 6 marzo arriverà in sala “Il nibbio” (diretto da Alessandro Tonda) in cui Sonia Bergamasco sarà Giuliana Sgrena, la giornalista rapita in Iraq dai terroristi nel 2005.
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