Elisabetta Sgarbi : Boris Pahor merita il premio Nobel

L’editor ex Bompiani ha premiato la traduttrice dello scrittore E Vittorio: «Mia sorella ha scelto di essere un editore puro»
Di Melania Lunazzi

«Non pensavo che oggi sarei venuto a un altro premio con funzione di sacerdote, con concelebrante Pahor per suor Tatiana Rojc promossa al rango di badessa. Comunque qui si muovono troppi affetti per partecipare soltanto su un piano formale. Si intrecciano sentimenti, passioni, vite, morti, genitori che non ci sono più. Il premio è un luogo di affetti e tensioni spirituali».

Questo il preludio dell'intervento eccentrico e spiazzante con cui Vittorio Sgarbi ha presenziato quale ospite d’onore alla cerimonia di consegna del premio storico - letterario dedicato alla memoria di Emilio e Janja conti Auersperg, andata in scena ieri al Castello di Spessa.

Il premio, curato dall’erede spirituale dei conti Patrizia Cutrupi - autrice di un intervento commosso - è stato consegnato a Tatjana Rojc, autrice del libro Boris Pahor. Così ho vissuto. Biografia di un secolo (Bompiani). La Rojc è studiosa di lettere slovene e letterature comparate molto legata alla contessa Auersperg.

A leggere la laudatio del premio è stata Elisabetta Sgarbi, fino a qualche giorno fa alla guida di Bompiani e ora intraprendente fondatrice della nuova casa editrice “La nave di Teseo” assieme a Umberto Eco ed altri. Gli intrecci di affetti e ammirazione reciproca hanno percorso tutta la cerimonia e si sono effettivamente riconosciuti anche nelle parole che la Sgarbi ha dedicato alla Rojc - «Ha creato un libro anomalo, tra biografia, letteratura, antologia con un inizio geografico e manzoniano. La Rojc ha un approccio innovativo alla scrittura» - e a Pahor - «Meriterebbe un Premio Nobel», ha detto tra l'altro l'intraprendente Elisabetta.

E in quello che Pahor ha espresso poco dopo sull'autrice e sulla stessa Sgarbi: «Elisabetta ha saputo comprendere la storia triestina attraverso il dramma della Venezia Giulia.

In lei ho trovato una comunità di affetti. Ha saputo capire l'importanza che la Rojc dava alla mia letteratura».

Vittorio Sgarbi, che sabato era a Pordenone per il Premio Cavallini e ieri mattina era a già a Gorizia proprio con Pahor per presentare il suo libro Arte e profezia edito dalla Libreria editrice goriziana, ha approfittato dell’occasione prendere la parola e appoggiare la coraggiosa scelta professionale della sorella nella sua nuova impresa, quella di fondare una casa editrice, La nave di Teseo, una volta abbandonata la Bompiani, di cui è stata per anni editor indiscussa. Non senza scherzare - «Io e Pahor siamo qui come due velini, messi ai margini da tre donne» - sul fatto che le donne vanno assumendo un ruolo sempre piú importante e meno tradizionale nelle loro scelte di vita e sul fatto che Pahor lo approvi e lui no.

«Mia sorella - ha chiosato Sgarbi sulla vicenda Bompiani - è un editore a cui il destino riserverà qualcosa di piú, in un’epoca in cui le case editrici sono remote dai fondatori originali che si chiamano Mondadori Rizzoli e cosí via, oggi macchine senza cuore. Invece lei ha scelto di essere un editore puro. Ha interpretato l'eredità di Valentino Bompiani meglio di una figlia».

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