Ellero: il Friuli di Meloni è quello che sa ricostruire

«I friulani non sono affatto una minoranza, sono un grande popolo, grande spiritualmente». Cosí scriveva il direttore Vittorino Meloni sul Messaggero Veneto nei giorni del terremoto del 1976. Evento che non ha solo distrutto le case e privato tante famiglie dei loro affetti. Oggi il terremoto “parla”: dopo 40 anni dice la sua, fa emergere testimonianze, ricordi, considerazioni utili a guardare avanti. I 40 anni non sono trascorsi invano perché il Friuli è presente con il suo autonomismo, quel suo essere popolo, come appunto scrisse Meloni. Ieri, nella sede della Fondazione Crup di Udine, strapiena di persone, se ne è parlato. L’occasione è stata la pubblicazione “Alle 9 di quella sera”, con sottotitolo “L’autonomismo di Vittorino Meloni”. Un quaderno, il 24° della serie, della Collana di studi sull'autonomismo friulano a cura dell'Istituto “don Placereani”. Il testo è dello storico Gianfranco Ellero. Non tante pagine, una cinquantina, ma significative per un doveroso riconoscimento a Meloni nel settimo anniversario della morte. Lionello D’Agostini, presidente della Fondazione Crup, ha portato un saluto non formale ricordando come in quegli anni il Messaggero Veneto e il suo direttore Vittorino Meloni furono il punto di riferimento per un intero popolo che grazie a quello sprone restò unito. Lorenzo Zanon, presidente dell'Istitût Ladin Furlan (era presente anche Geremia Gomboso), ha rivendicato con orgoglio l’opera di Ellero sull’autonomismo. «Sono lieto di poter dedicare a Vittorino Meloni il 24° numero della collana - ha detto il professore –. Egli fu veramente autonomista anche se non vestiva la maglia, per cosí dire, degli autonomisti». Michele Meloni Tessitori ha osservato «che tanti di quelli che, forse, allora, erano su posizioni critiche verso mio padre, oggi sono tra i primi a rendergli merito per alcune cose fatte. È un riconoscimento che vale di piú». «Meloni - ha detto Ellero – ha dato ai friulani un’identità di popolo e li ha sorretti nella prova piú difficile quella della ricostruzione che ha potuto essere realizzata proprio perché affidata ai friulani e alla loro capacità di essere d’esempio al Paese». Sono intervenuti con alcuni ricordi personali Andrea Valcic e Gianpaolo Carbonetto
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