Al Far East Gelso alla carriera per Tsui Hark: «Udine è una bella città»
Il regista e produttore di Hong Kong riceverà premio mercoledì 30 aprile alle ore 19. Al Visionario per presentare Green Snake. «Il festival ha una grande vitalità»

Ci siamo: i Gelsi d’oro. Per il Feff non è solamente una cerimonia che si spegne con la consegna del simbolo di “Far East” e buonanotte ai suonatori.
È un gesto che resta se non altro per la fatica spesa in questi ventisette anni costruiti su un’idea, peraltro inizialmente coraggiosa sul cinema hongkonghese, lievitata a dismisura e diventata nel 1999 un punto di riferimento del continente asiatico.
I very big dell’estremo Est — magari qui sappiamo chi sono affiancando un celebre titolo al nome — pare abbiano a cuore il festival friulano, la più influente collezione dell’attimo per quanto riguarda le nuove uscite dell’intero Oriente. E siamo a dodici Paesi.
Lo scorso anno bussò alla porta del Giovanni da Udine un tale Zhang Yimou, icona assoluta della decima musa cinese se non altro per aver dipinto un capolavoro immortale quale “Lanterne rosse”, nel 1991. E moltissimi altri a venire.
Stavolta un Jumbo ha trasportato a Udine l’onorevole signor Tsui Hark, vietnamita di nascita, poi scivolato a Hong Kong quindicenne, una vita a dirigere (lui è del 1950), a produrre e a sistemare come si deve fotogramma per fotogramma di una pellicola. In una parola secca: anche un esperto montatore. Insomma, in patria è una specie di Steven Spielberg.
Arriviamo con l’aiutino per un più completo identikit: nella sua dvdteca giacciono i tre “Once Upon a Time in China”, svariate opere di peso, come “Seven Swords” del 2005, un blockbuster anche per il nostro cartellone d’inizio secolo, e — soprattutto — la serie di “Detective Dee”. Si ricorda una parte anche nel docu italiano “Sergio Leone - L’italiano che inventò l’America”.
Alle 19 di mercoledì 30 aprile, poco prima dell’accensione delle polveri di “Legends of the Condor Heroes: The Gallants”, esplosivo fantasy di cappa e spada, un altro simbolo assoluto dell’arte cinematografica orientale, Tony Leung Ka Fai (vi dice nulla il celeberrimo “L’amante” di Jean-Jacques Annaud?, ecco, Tony interpretava il cinese) consegnerà il Gelso d’oro a Tsui. Un incontro che non faticherà affatto a diventare leggendario per il Feff.
Martedì 29 aprile Hark, fra l’altro, si è palesato al Visionario di via Asquini, anticipando la presentazione di “Green Snake”, il suo film del 1993.
«Udine è un gran bella città — ha detto Tsui a Sabrina Baracetti sul palco della sala Eden — e non ci venivo dal 2004. Devo ammettere la gran vitalità di questo festival. Una cosa mi preme sottolineare sul senso di “Green Snake”: mette in risalto l’ipocrisia della gente, un atteggiamento purtroppo assai comune». In platea c’era anche Tony Leung, che scherzosamente si è lamentato con Hark: «Perché non mi hai chiamato per questo tuo film? Avrei dovuto fare il monaco, poi hai scelto un altro attore», lo rimprovera ridendo.
A riguardo c’è di mezzo un racconto del folclore cinese trasformato nel drama fantasy per offrire uno sguardo allo spirito soprannaturale che quando le va diventa umana giusto il tempo di sprigionare sentimenti forti verso lo studioso Xu Xian. Non serve un profondo background filmico per capire in che casella il film è riposto: siamo nel super classico cinese di anime svolazzanti con un tocco diremmo manzoniano di quest’amore che non s’ha da compiersi.
Il primo annuncio relativo ai Gelsi alla carriera, durante l’avvicinamento al Feff 27, contemplava un personaggio storico, Sylvia Chang, interprete di un cult quale “Shanghai Blues”, guarda caso diretto e prodotto da Tsui Hark. Come vedete, tutto torna alla fine.
La consegna avverrà giovedì 1° maggio, alle canoniche 19.30, poco prima del film taiwanese “Daughter’s Daughter”, ovviamente con la Chang protagonista nelle vesti di una sessantenne divorziata con due figlie. Un dramma in prima europea diretto da Huang Xi.
Giusto per spolverare un grande classico, vi diciamo che “Shanghai Blues” — in programma venerdì 2 alle 9 del mattino — è marchiato 1984 ed è una commedia romantica adagiata con cura in un ambiante anni Quaranta. E così faremo conoscenza con lo scapestrato violinista Kenny Lee, a riparo dalle bombe sotto un ponte, sotto il quale conoscerà una ballerina e i due prometteranno d’incontrarsi a guerra finita. Alle volte anche quando pare finita…, invece non è mai finita finché non finisce per davvero.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto