Floramo e Gri raccontano quel rapporto storico che lega il Friuli all’Europa

«Guardare i friulani è individuare nei loro volti quel non so che di barbarico: quello dei Goti, dei Longobardi, degli Slavi e delle mille altre genti che li rende unici. Una sintesi dei popoli che hanno insieme intrecciato i destini dell’Europa e della nostra terra». Angelo Floramo inquadra con queste parole l’appuntamento di oggi nella vecchia stalla dei Colonos a Villacaccia. Da un testo meraviglioso di Elio Bartolini, che appunto ne cantava la barbaricità ribelle con una silloge di fonti preziosissime, con una raccolta di documenti datati fra il quarto e l’undicesimo secolo, con inizio alle 16.30, Gian Paolo Gri e Floramo andranno alla ricerca di quegli elementi stranianti. Introdotti dalla giornalista Anna Piuzzi e accompagnati dalla lettura di alcuni frammenti del testo bartoliano a cura del giovane immigrato maliano Aboubacar Sidiky Traore, i due relatori indagheranno alcuni aspetti costitutivi dell’identità friulana, che sono divenuti radice e memoria anche linguistica, narrativa, mitopoietica, leggendaria, dimostrazione del fatto che le fratture sono solo apparenti, e oltre le crepe spuntano i ciuffi di parietaria. —
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