Focus Asia, gli occhi d’Oriente su “Un bacio” di Ivan Cotroneo

Far East Film Festival 2016. È tra i film nel mirino. Oggi il ciak del mercato internazionale in stile Cannes

UDINE. Si vede, si compra e si vende. La circolazione filmica del Feff non è solamente emozionale, lo step successivo è l’aspetto . consumo, la voluta (e ormai quasi ottenuta) osmosi Occidente-Oriente.

È una via della seta tecnologica, un dialogo rigorosamente in inglese fra buyers and sellers col botton down e con il collo alla coreana; stili opposti ma gente comunque concorde nello stringersi mani per affari fatti o da fare.

Il Focus Asia è, oggi, al primissimo ciak della vita: una cinquantina fra produttori, compratori e venditori si prenderanno cura di visionare sedici film del cosiddetto market screening, cinque made in Europe, undici d’Oriente. Qualcuno dall’Occidente finirà negli immensi catini cinesi, coreani e hongkonghesi, mentre altri mandorlati segneranno nuovi territori nell’Ovest.

E, visto che ci siamo, l’argomento caldo è Un bacio di Ivan Cotroneo, un teen ager film con cromosomi d’autore, nel pool dei vetrinati assieme all’italiano Veloce come il vento, con Stefano Accorsi.

Ci viene in aiuto Alessandro Gropplero del Fondo Audiovisivo Fvg e responsabile del Ties That Bind, round table strutturata appositamente per favorire le coproduzioni internazionali, all’ottava edizione.

«Intanto esaminiamo la posizione attuale della pellicola di Cotroneo - spiega - location udinesi e respiro da opera di genere che potrebbe ben corrispondere ai desiderata orientali. L’incipit molto pop lo fa assomigliare a certi coreani di stampo collettivo con ambientazioni school/college. Un bacio è già stato acquistato da mezza Europa, con la sola esclusione della Germania. In questi giorni sarà sotto stretta osservazione asiatica. Ha l’imprinting giusto per avere i sottotitoli in mandarino o in cantonese».

Facendo archeologia, scopriamo il prestigioso sostegno di Focus Asia: il Mia di Roma (Mercato Internazionale dell’Audiovisivo). Non male per un debuttante.

«Cannes è il corner più ambito, e non si discute, ma Focus Asia ha un respiro più umano. C’è tutto il tempo per fare amicizia, che va oltre le mezze ore risicate e caotiche del festival francese. Noi - e vorrei citare anche Elena Bertoni, la project manager - cerchiamo la specializzazione, spingendo su una nicchia che soltanto il Far East è in grado di esporre con la nota risonanza mondiale».

Ah, tanto per aggiungere qualche punto sulle i, proprio sulla Croisette quest’anno sarà in cartellone A Yellow Bird, una pellicola nata sul tavolo di lavoro del fareastiano Ties That Bind.

Insomma, la sinergia un tempo impensabile è ora possibile.

«Facciamo dei numeri, per rendere comprensibile l’effetto esportazione», conclude Alessandro Gropplero.

«Un regista europeo girò un horror per ragazzi a basso budget, diciamo cinquecento mila euro. Riuscì a infilarsi nel meccanismo cinese, uscendo per soli tre giorni però in quattro mila sale. Rastrellò oltre quattordici milioni di euro. Cifre impensabili in qualunque circuito occidentale».

Il futuro, ragazzi.

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