A Fontanafredda i Diaframma festeggiano i 40 anni dell’album Siberia
L’appuntamento venerdì 17 gennaio all’astro club. Il disco è uno dei simboli della parentesi dark-wave degli anni Ottanta italiani
“Siberia”, album simbolo della parentesi dark-wave degli anni Ottanta italiani, ha festeggiato da poco più di un mese i quarant’anni. I Diaframma di Federico Fiumani, icone di quel rock senza padroni ormai dato per estinto, tornano sul palco per celebrare il significativo anniversario: venerdì 17 gennaio, all’Astro Club di Fontanafredda e venerdì 24 al New Age Club di Roncade, la creatura del chitarrista e cantante fiorentino tornerà a risplendere regalando ancora una volta i riff caligginosi e gocciolanti di un disco e di un percorso rimasti nel cuore degli appassionati grazie a brani come "Neogrigio", "Amsterdam" e "Specchi d'acqua", tra gli altri (inizio concerti alle 21 con biglietti disponibili su Dice, Ticketone e Ticketsms).
“Siberia”, oggi, cosa rappresenta?”
«I pezzi, buona parte dei quali non suonavo da moltissimi anni, mi stanno divertendo molto. E vedo che la gente è sempre contenta quando li ascolta... per cui direi che va benissimo così»
Cosa ricorda della Firenze e del contesto in cui nacque il disco?
«Si trattava del nostro primo album, quindi le aspettative erano altissime... almeno per noi. Non pensavo assolutamente che avrei fatto il musicista per tutta la vita: già riuscire a concludere otto tracce mi sembrava molto. Di base non volevo vendere ciò che era più prezioso, il mio tempo, a lavori che non mi rappresentassero; la musica è stata la mia valvola di sfogo, un mezzo per vivere come volevo. Firenze era una città accesissima all’epoca, popolata da un sacco di gruppi e da situazioni sempre stimolanti... anche Pier Vittorio Tondelli, per citarne uno, veniva spesso in città. C’erano locali con concerti interessanti praticamente ogni sera».
Quest’anno ricorderemo anche i trent’anni di un altro vostro lavoro, “Non è tardi”. Gli anni Novanta in una parola? “
«Abbastanza tragici. Non c’era un grande interesse attorno alla band e si faceva fatica ad andare avanti, il mondo musicale seguiva altri suoni e diverse tendenze. Oggi invece potremmo dire che i Diaframma, che so, fanno punk d’autore? Ci proviamo”»
Nutre da sempre una certa antipatia per le band e gli artisti retorici, perlomeno a livello di tematiche. Ma di quelli che continuano a suonare sul palco fino a 80 anni, che pensa? Ci si vede?
«Ho intitolato un libro “Odio Springsteen e gli U2”: esempi che rappresentano forse il massimo di quell’insopportabile retorica, tratto che odio anche nei ventenni chiaramente... il tutto non è riconducibile a un semplice fatto di età. Amo i gruppi di vecchi che suonano il rock che piace a me, tipo gli Stones: ho sempre avuto un rapporto sacrale con la musica. Vengo da un mondo che è molto diverso da quello attuale e ognuno resta affezionato alla propria epoca».
Bolle qualcosa di nuovo in pentola, musicalmente, per Fiumani e la band?
«No, credo anzi che non pubblicherò più niente di nuovo, non ne vale la pena».
I Diaframma, il Veneto e il Friuli: un rapporto d’amore consolidato. C’è qualche aneddoto che la lega a queste zone?
«Ho dei bellissimi ricordi legati ai concerti al Rototom di Gaio di Spilimbergo. Lì suonavo negli anni Novanta e facevo il pieno di autostima che poi mi serviva quando tornavo alla mia triste realtà. A Bassano invece facemmo il primo concerto fuori da Firenze: era il 1982, quindi emozioni a pacchi!».
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