Gabbie e facce di Tiziano Bravi: «L’arte è fuoco che cerca voce»

La sede del Consiglio regionale a Trieste ospita l’artista udinese con 13 acrilici su tela di grandi dimensioni realizzati nel 2024

Giorgio Ganis
Un’opera di Tiziano Bravi
Un’opera di Tiziano Bravi

La sede del Consiglio regionale a Trieste ospita l’artista udinese Tiziano Bravi con 13 acrilici su tela di grandi dimensioni realizzati nel 2024. “Gabbie e facce” è il titolo che Tiziano ha scelto per la mostra che è la terza fase di un suo lungo percorso interiore iniziato nel 2016 con il primo ciclo pittorico di denuncia: “L’uomo con il cappello”, ossia di chi, isolato, era capace di pensare con la sua testa, che è proseguito nel 2019 con la mostra “Oltre le maschere. Speranze e illusioni” dove, guidato da Luigi Pirandello con «Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti», ha fatto dire ai suoi personaggi: «Togli la maschera, reagisci, guarda oltre».

Dopo la pausa dell’epidemia, dove ha lavorato su “via Di Giusto”, il quartiere udinese della sua giovinezza, e nel 2023 ha fatto la mostra nel castello di Udine, l’artista ha ripreso la sua passione iniziale indagando sulle persone perché per lui non oggi ci sono più “volti”, ma solo facce dentro le loro gabbie. Il volto implica una sfera interiore ed è l’espressione di un pensare autonomo e dinamico, mentre Tiziano si sente circondato da “facce”, qualcosa di esterno alla persona e che spesso la nasconde.

Per lui faccia significa gabbia ossia chiusura mentale. La gente ha facce tutte uguali, fa le stesse cose soggiogata dalla pubblicità e dai social e così è incapace di prendere una decisione autonoma.

Gabbia vuol dire che le persone, non riuscendo a ragionare con la propria testa, vuota di valori e di ideali, pensano collettivamente e così non pensano affatto ma pascolano come un gregge, in gruppo, contagiati l’uno con l’altro e andando non si sa dove. Per Tiziano «Siamo ormai una nave alle deriva» e questa mostra è un invito, a tutti, a riprendere la rotta, tutti insieme, pensando.

«L’arte è fuoco che cerca voce per raccontare » scrisse Tiziano e infatti dipinge di getto, spinto da pulsioni interiori a lungo covate, trovando nei colori un mezzo per materializzare le sue idee e raccontare criticamente la sua vita: le sue illusioni, le sue speranze, i suoi sogni e le sue denunce.

Pirandello, Dario Fo e Fellini sono stati e sono i suoi rifermenti. Tiziano Bravi, nato a Udine nel 1964, è un autodidatta che ha sempre di dipinto, fin da ragazzo; l'artista non è però solo talento ma anche cultura che lui si è costruito con una conoscenza diretta dell’arte e degli artisti, guardandola nei libri, visitando mostre e andando negli studi dei pittori friulani, tra i quali Zigaina, Music, Pittino, Anzil, Ciussi, Celiberti, Mocchiutti.

È partito dal figurativo, riproducendo ciò che lo circondava secondo la sua particolare sensibilità che lo porta a prediligere i colori forti e poi è stato attratto dall’Espressionismo tedesco.

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