Gli scandali di Clochemerle tra sindaco, curato e zitella

“Tutti sanno cosa si deve intendere per un “bel mese di agosto”». Così scrive Gabriel Chevallier, nella gustosissima proposta editoriale della settimana, che condivide lo stesso clima agostano, “fortemente sincopato da piogge notturne”, di una Francia letteraria targata 1922 di cui parleremo.
Il libro è “L’annata memorabile del Beaujolais” ed è la riedizione per i tipi di e/o, con la traduzione di Sestilio Montanelli, del primo tomo di una nota trilogia dedicata alla saga di Clochemerle, scritta nel 1939, e uscita in Italia nel 1949 per l’editore Longanesi, con il suggestivo titolo “Peccatori di Provincia”.
Ma chi è Chevallier? Forse qualcuno di voi ha letto da poco il romanzo/diario “La paura”, edtore Adelphi 2011, (uscì nel 1939), dove l’autore racconta, con una forza visionaria da grande narratore, la sua esperienza nella Grande Guerra. Forse qualcuno l’ha letto e si è fatto l’idea che l’autore de “La paura” sia un abile romanziere. Con “L’annata memorabile del Beaujolais” glielo confermiamo.
Chevallier, nato a Lione nel 1895 e morto a Cannes nel 1969, è ultraconosciuto in patria, e il lavoro che segnaliamo oggi è stato un successo planetario da tre milioni di copie e traduzione in venticinque paesi. Lo scrittore, brillante nella vita come nella scrittura, è stato giornalista, ma questo lo sono in molti, come insegnante d’arte, questo pure, mentre fa sorridere pensare che è stato per lungo tempo commesso viaggiatore. Ciò gli ha formato lo sguardo e la capacità di osservare luoghi diversi, con lentezza e curiosità cronachistica.
Infatti nella sua avvincente storia ambientata nella solare provincia francese del Beaujolais, Chevalier ci fa entrare negli “scandali di Clochemerle” con la lente e al microscopio, con passo lento da commesso viaggiatore, descrivendo personaggi e ambienti, con uno stile assai godibile, che all’oggi in Italia non ha antagonisti, né Andrea Vitali, né nessun altro. L’aggettivazione fiorita, il gusto per le metafore, lo scavo sociologico con il mantello dell’ironia fanno di questo primo episodio l’attrattiva per continuare con “Clochemerle Babylon” (1951) e “Clochemerle-les-Bains” (1963), gli altri due episodi.
I personaggi sono esilaranti. Un sindaco progressista e baffuto, un curato, Ponosse, rosso rosso in viso e bonario, la mitica zitella Giustina Putet, magra e acida, che da sola merita la lettura, un maestro di scuola dall’alito indimenticabile, uno scandalo tremendo accaduto in chiesa durante una festa, leggerete quanto tremendo, una comunità che pensa a onde, si muove a onde, e che poi ogni tanto esplode. Il pettegolezzo che corre, una contessa che accorre, e poi… i colori – meravigliosi – di quelle stagioni e di quelle terre, che Chevallier descrive con il tratto altissimo di chi sta sulle spalle dei giganti e sa guardare lontano. Soprattutto per ridere di sé e di cio’ che vede. «I fiori, perdendo ogni modestia di profumo, socchiudevano le corolle, come le principesse noncuranti si slacciano i loro mantelli». E poi. «La natura aveva un alito di fidanzata al primo bacio».
«Bisogna che io tolga la noia agli altri», ecco cosa scrive nell’epigrafe; «è il mio obbligo, ma bisogna che qualche volta mi diverta io pure». E noi con lui a leggere tutto d’un fiato le avventure dei clochemerlini. Queste sono in realtà le parole di Diderot, che anni prima di lui aveva guardato il mondo con una simile ironia.
La saga di Clochemerle è stata protagonista di una trasposizione cinematografica con Fernandel nel 1957, per la regia di Jean Boyer.
Il libro di Gabriel Chevallier intitolato “L’annata memorabile del Beaujolais” ha 368 pagine e costa 18 euro. Edizioni e/o.
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