Globalizzazione e disuguaglianze sociali: «Ecco i temi che dividono Destra e Sinistra»

Mario Brandolin

È con il crollo del muro di Berlino e la dissoluzione dell’l’Impero sovietico che la sinistra, non solo quella italiana, ha cominciato a vivere una pericolosa fase di incertezza e confusione tra un vuoto drammatico di visioni e idee e un navigare a vista nella palude, di una politica che ha sempre più perso la sua centralità nella vita sociale del paese.

Eppure, se c’è ancora un pensiero, una tensione ideale che può aprire squarci di speranza in un futuro sottratto alle logiche di una globalizzazione dominata dalle regole e dagli interessi della grande speculazione finanziaria, «quella può venire solo da una sinistra che abbia però profondamente, radicalmente ripensato se stessa».

Così lo storico Aldo Schiavone in Sinistra! Un manifesto”, da poche settimane in libreria per i tipi della Einaudi e che sarà al centro di un incontro, presente l’autore, venerdì 12 alle 18.30 al Visionario di Udine, organizzato dall’Associazione Quelli del ’68.

E che alla sinistra, al pensiero progressista spetti il compito di farsi carico di un progetto di futuro «con al centro una nuova idea di uguaglianza, svincolata dalle rovine del socialismo e la visione di un mondo globale guidato non solo dalla tecnica e dai mercati, ma da un modello universale di cittadinanza oltre la cornice degli Stati», Schiavone lo rimarca con quel punto esclamativo del titolo.

«Perché – continua – solo nelle tradizioni intellettuali della sinistra c’è la possibilità di pensare in modo razionale al futuro che, visti i profondi cambiamenti, climatici economici geopolitici che stanno investendo il pianeta, sempre più deve essere pensato non solo in funzione dei singoli Stati. E quel punto esclamativo significa il bisogno, la necessità di sinistra».

Da più parti, però, si sottolinea che destra e sinistra oggi pari sono, concetti superati, incapaci di parlare al presente. «E invece – sostiene Schiavone – le differenze ci sono eccome! In particolare di fronte a due grandi questioni come la globalizzazione e le disuguaglianze sociali.

Questioni dirimenti, verso le quali la destra sembra adeguarvisi, pur se controvoglia, perché ha un’idea ancora ferma sugli stati nazionali, mentre il grande problema del futuro sarà come arrivare a una cittadinanza planetaria, oltre gli Stati. Per la destra il dogma della sovranità nazionale è inscalfibile, come quello dell’etnia e della terra di appartenenza».

Mentre la sinistra? «Per la sua storia, la sua apertura internazionalista, dovrebbe, ad esempio, proprio nell’ottica della globalizzazione, aprire una nuova stagione nel processo di unificazione dell’Europa che è bloccato da vent’anni, dando vita, anche in vista delle lezioni europee del 2024, a un grande programma di difesa e di rilancio dell’unità europea. È questo solo la sinistra può farlo, la destra pensa ancora all’Europa delle nazioni, alla difesa dei confini, alle frontiere con ciascun paese arroccato dentro il fortino della sua sovranità».

Molti osservatori fanno notare che il Pd stia conducendo la sua opposizione al governo Meloni, sbagliando, soprattutto sui temi del fascismo e dell’antifascismo.

«Credo anch’io che, fatto salvo e sacrosanto l’antifascismo come elemento fondante lo spirito della sinistra, la battaglia contro questa destra non debba esser condotta in questi termini.

Sono altresì convinto che nei gruppi dirigenti di Fratelli d’Italia non ci sia in questo momento una componente dichiaratamente fascista, ma il fatto che Fratelli d’Italia sia oggi al potere fa emergere tutto un fondo torbido che c’è nella società italiana, una presenza negativa di cui Meloni stessa penso sia consapevole. La destra si combatte sul campo delle idee e dei programmi»

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