Goji, la bacca dell’eterna giovinezza

Il diamante rosso del Xinjiang ha trovato in Italia un terreno ideale per essere coltivato

UDINE. Una pianta cespugliosa che nasce originariamente in Cina, Tibet e in diversi altri territori asiatici, sembra essere il nuovo oro.

Molteplici le proprietà curative di queste bacche: ricchissime di carotenoidi, sono uno dei maggiori antiossidanti presenti in natura.

Il Lycium barbarum è la pianta delle bacche di Goji e fa parte della famiglia dei pomodori e delle melanzane, è una rampicante che può arrivare a produrre anche 10-15 kg di bacche dolciastre l’anno.

Viene ritenuta la pianta dall’eterna giovinezza, grazie all’importante concentrato di sostanze benefiche e agli innumerevoli effetti positivi sulla nostra salute. Questa bacca è una fonte di energia allo stato puro, ricche di vitamine e sali minerali: oltre che al consumo della bacca fresca o essicata, l’industria farmaceutica la utilizza, spesso abbinata ad altri principi, per produrre integratori, tra i più efficaci.

Si pensava che questa potente bacca fosse un’esclusiva cinese, ma da poco tempo, è stato scoperto che il goji si può coltivare molto facilmente e ama i nostri terreni!

Infatti analizzando il terreno, l’acqua, il clima, si è scoperto che alcune zone, tra cui anche la Val di Chiana, hanno caratteristiche simili alla valle del Xinjiang: ripropongono le caratteristiche dei terreni alluvionali, ricchi di sali minerali, un ph e un’escursione termica appropriati.

Diverse aziende italiane si sono dedicate a questo tipo di coltivazione per fornire un prodotto fresco, ecosostenibile, distante dal prodotto essicato proveniente direttamente dalla Cina.

L’anno scorso, è nata una rete d'imprese, la Lykion, che con più di 15 ettari di terreni destinati a questo frutto, anche se la produzione del goji italiano è ancora agli albori: quasi tutti i coltivatori sono minori e le piante sono ancora giovani, la resa non è ancora a pieno regime. 35mila euro per un ettaro, questi i numeri.

La produttività è di circa 2 tonnellate di bacche fresche per ettaro il primo anno, fino a 10 dal terzo anno in poi. Il costo di produzione è elevato così come il costo al dettaglio: la resa economica è simile a quella di un vigneto nella zona del Brunello di Montalcino.

Le prime coltivazioni italiane sono state avviate in Toscana, Marche, Piemonte e Calabria dove nella Piana di Sibari è nata la più grande: già 30mila piante attive e un progetto in espansione.

La bacca della felicità o per molti il “diamante rosso”, se piantato a giugno, in soli tre mesi, il goji supera i due metri e mezzo di altezza e produce i frutti.

Un toccasana che si utilizza dalle tisane ai dolci, dalle insalate alle confetture, per qualsiasi pasto, usate fresche o disidratate.

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