Grande “Reunion” al bar Manhattan di Udine con tutti i “ragazzi” degli anni Ottanta

UDINE. Il controsoffitto giallo ocra, l’arredamento fin troppo elementare, quattro luci in tutto a illuminare le sale. Un locale “bruttino”, a detta di tutti quelli che ci hanno messo piede. Eppure unico. Innovatore, coraggioso, libero. Nei primi anni Ottanta il sabato sera era affollato da centinaia di ventenni accalcati davanti al bancone per una birra, ogni pomeriggio lì si davano appuntamento gruppi di anziani amanti della briscola, la mattina era la meta di chi cercava un buon caffè.
Era il Manhattan di viale Palmanova. Ma è vero, a volte ritornano: sabato sera, a partire dalle 18, l’appuntamento è con la “Reunion”, aperta a tutti coloro che vorranno ricordare quell’eccezionale punto di ritrovo nato nell’ormai lontano 1981.
C’è un pizzico di nostalgia nelle parole di Paolo Bancheri, ideatore dell’evento. «Ai tempi io e mio fratello Federico eravamo due dei dipendenti. Sono stati anni bellissimi – dice -. Quel locale non aveva nulla di speciale, ma era il ritrovo per eccellenza: questa sarà una festa aperta a chiunque, è nata per il piacere di rivedersi». Il Manhattan, bar su due livelli con un grande giardino, era ciò che mancava a Udine. «C’era della buona musica, si mangiavano panini fatti bene, c’era un titolare simpatico».
Daniele Musto, amico di Bancheri, se la ride. È lui l’inventore del bar dei primati: il primo con birre speciali alla spina, il primo ad avere una vera lista di panini (sparivano oltre 20 chilogrammi di pane in un solo sabato sera), il primo a proporre 30 gusti diversi di succhi di frutta, il primo ad attirare la curiosità di ragazzi da tutta la regione.
«Da Marano a Tarvisio, era tutta questione di passaparola – racconta ancora Musto, con 23 locali aperti in carriera – . Appena l’ho preso in gestione, e non avevo ancora 23 anni, sono riuscito a triplicare gli incassi arrivando a 400mila lire al giorno: è stato un grande e inaspettato successo. Con me lavoravano sette persone». Fondamentale per rendere l’atmosfera magica, la musica.
«Mtv non c’era ancora, era il tempo dei vinili – aggiunge – . Mettevo tutti i generi, in particolare country e rock. Abbiamo ascoltato Bruce Springsteen a lungo». Il locale andava alla grande, scatenando forse qualche invidia. Le forze dell’ordine spesso e volentieri si affacciavano per mettere fine alle serate, troppo lunghe, troppo rumorose. «Una sera stava suonando l’Orchestra Jazz Città di Udine con ben trenta elementi – ricorda il musicista Rocco Burtone – . La signora che abitava accanto ha chiamato i carabinieri: quella musica la disturbava».
Al tempo i titolari erano Toni (Antonio) e Alvise Pessot, arrivati subito dopo Musto. «Era un bar che metteva d’accordo tutte le classi sociali, un polo attrattivo – sottolinea Toni, che per vent’anni ha gestito il locale con il fratello – . Organizzavamo le corriere per andare a vedere i grandi concerti in giro per il nord Italia, a Bologna, Milano e Padova: l’iniziativa era apprezzatissima. Anni più tardi, quando ormai la proposta era stata accantonata, ci chiamavano per sapere se programmavamo ancora “tour” di quel tipo». E anche sabato sera, alla Reunion, si suonerà, con buona pace dei vicini.
Saranno ospiti del gestore Fernando Cimato: Roby Colella, Ararad Khatchikian, lo stesso Burtone, Paolo Dal Sacco, Nevio Zaninotto, le Black Roses (riunitesi solo per l’occasione) e tutti coloro che avranno voglia di tornare indietro nel tempo e provare di nuovo quelle emozioni.
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