Grandi manifesti, locandine e fotografie: una mostra racconta i film di Pasolini

Carlo Gaberscek

Il cinema è un universo composto da molte forme d'arte e quella della cartellonistica è sicuramente una delle più curiose e affascinanti. Una delle caratteristiche peculiari del cinema italiano è stata quella dei pittori specializzati nei manifesti; un'espressione artistica che, con la sua fondamentale funzione di “anticipatrice” delle emozioni della pellicola, aveva il compito di rappresentare con un'illustrazione il film stesso, di sintetizzare il suo significato individuandone l'elemento dominante allo scopo di stimolare la curiosità del potenziale spettatore.

È stata un'attività particolarmente intensa dal dopoguerra alla metà degli anni '70, un'epoca non ancora dominata dalla televisione in cui la promozione di un film era affidata alla forza evocativa delle immagini riprodotte nei manifesti, spesso opera di grandi illustratori professionisti, che traducevano in immagini di carta la forza espressiva di quelle di celluloide.

I materiali pubblicitari prodotti in occasione dell'uscita delle pellicole erano rappresentati fondamentalmente da manifesti di grande impatto visivo (100x140 cm, ma anche di proporzioni maggiori), da locandine (o poster) dal formato lungo e stretto (33x70 cm) usato per far promozione del film nelle strade, e da fotobuste (lobby cards) (70x50 cm), una raccolta di otto o sedici scatti antesignani del nostro attuale trailer, le quali venivano posizionate all'interno del cinema per fornire allo spettatore un'anteprima del film.

Di questa stagione irripetibile della Settima arte diventa testimone la grande mostra realizzata dal Comune di Gemona con la Cineteca del Friuli e il sostegno della Regione “PPP100. Il cinema di Pasolini visto dai manifesti”, che si inaugura sabato 17, nel Castello di Gemona, dove sarà visitabile fino al 10 aprile 2023. La cerimonia inaugurale inizierà alle 11 nella Sala consiliare di Palazzo Boton e da qui si proseguirà per il Castello.

La mostra, curata da Luciano De Giusti e Piero Colussi, con l'allestimento di Nicole Pravisani e Ivan Marin, espone un centinaio fra manifesti originali in vario formato e fotobuste dei film diretti da Pasolini e di quelli a cui collaborò come sceneggiatore o attore che provengono in massima parte dal prezioso Fondo Gianni Da Campo acquisito dalla Cineteca del Friuli, nonché alcuni pezzi forniti da Cinemazero di Pordenone.

Molti di essi sono opera di nomi importanti della cartellonistica cinematografica: Angelo Cesselon, la cui firma contribuiva ad assicurare il successo della pellicola; il catanese Enrico De Seta, autore di oltre duecento cartelloni di pellicole campioni d'incasso, è il grafico, oltre che disegnatore del film “Medea”, dove è montata una sequenza di immagini della Callas scattate da Mario Tursi, fotografo di scena; e inoltre Tino Avelli; Ercole Brini; Renato Casaro; Averardo Ciriello; Marcello Colizzi; Gigi De Santis; Roberto (Bob) De Seta; Renato Ferrini; Renato Fratini; Rodolfo Gasparri; Otello Mauro Innocenti (Maro); Carlantonio Longi; Giuliano Nistri; Arnaldo Putzu; Sandro Symeoni.

L'arte del manifesto cinematografico, una delle più interessanti e originali forme di pittura popolare del secolo scorso che ha segnato l'immaginario collettivo di più generazioni, dopo un'intensa stagione creativa, subì improvvisamente, verso il 1975, una brusca interruzione quando nella produzione cinematografica prevalse la linea di contenere i costi e di affidare la pubblicità cinematografica al trailer televisivo.

Nella mostra si potranno ammirare anche il bozzetto originale di “Accattone” dalla collezione di Alessandro Orsucci, l’immagine creata per questo evento dal fumettista pordenonese Emanuele Barison, alcuni costumi disegnati dal grande Piero Tosi e forniti dalla Sartoria Tirelli di Roma e una delle collane indossate da Maria Callas in “Medea”.

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