Grotte di Pradis un libro aperto sulle nostre origini

CLAUZETTO. È una passeggiata nella preistoria, oltrechè nelle meraviglie della natura, quella che ci aspetta visitando la zona delle grotte di Pradis. Da poco, qui, si sono concluse, con...
CLAUZETTO. È una passeggiata nella preistoria, oltrechè nelle meraviglie della natura, quella che ci aspetta visitando la zona delle grotte di Pradis.


Da poco, qui, si sono concluse, con soddisfazione degli organizzatori, le “Giornate della preistoria” ma la bellezza di questi luoghi non smette di incantare e la visita alle grotte, con la passeggiata collegata, è senz’altro consigliatissima per tutta la stagione. Sia per chi non ci è mai stato che per chi ci ritorna, infatti, lo spettacolo della natura, con i suoi maestosi scenari, offre qui emozioni indimenticabili. È la profonda forra scavata dal torrente Cosa a ospitare il complesso di cavità carsiche, di varia estensione e profondità, che vi sono posizionate, su più livelli.


Le grotte di Pradis sono dunque un libro aperto sulla geologia e sul carsismo e consentono di apprezzare la potenza erosiva delle acque. Nel complesso, una sola grotta, la numero tre, non è accessibile per le visite ordinarie ed è riservata invece alle visite guidate dal gruppo speleologico locale, perchè presenta dei sifoni e quindi può essere pericolosa.


Le grotte di Pradis non sono però, come si anticipava, sono una meraviglia della natura ma sono un importante sito archeologico, frequentato nel Paleolitico. Numerosi sono i reperti che sono stati rinvenuti qui, tra cui vanno citati resti di animali e utensili in pietra. Oggi, in parte sono conservati nel vicino museo della Grotta e nel museo archeologico di Torre, a Pordenone.


Il sito si segnala anche per la bellezza delle sue facili camminate: il percorso delle grotte, infatti, comprende anche la discesa all’orrido. Scendendo la lunga scalinata - di 207 gradini - si accede all’interno della forra, fino a superare il ponte sul torrente. Si raggiungono quindi una breve caverna e una galleria di un centinaio di metri.


«Al mattino – spiegano i gestori del complesso – nelle giornate soleggiate, spettacolari giochi di luci, ombre e riflessi sono prodotti dai raggi solari».


Si prosegue raggiungendo il grande Cristo bronzeo e, dopo un arco naturale, il “boschetto” da dove si può ammirare la confluenza del rio Molàt nel torrente Cosa. Si tratta di uno scivolo naturale, con una cascata spettacolare di cui si ha un'ottima visuale. Si ritorna risalendo la scalinata. L’escursione dura in media una quarantina di minuti, il percorso è attrezzato con panchine e belvedere per poter godere al meglio dei panorami offerti dalla forra.


È un percorso adatto a tutti, anche a bimbi dai 6 anni in su. Da non perdere è anche il percorso ad anello sovrastante l’Orrido che, attraversando il Cosa a monte di un antico ponte in pietra e, a valle, su una nuova passerella, offre al visitatore una prospettiva originale. È un percorso di una quindicina di minuti circa, ottimo per ammirare la forra. Attualmente sono in corso dei lavori di miglioria, già completati sulla prima parte, che rendono il percorso più pittoresco ma anche sicuro.


Usciti dalla grotta della Madonna, si accede quindi al percorso, dove si resterà incantati dalla varietà floristica. Si tratta di un percorso adatto a tutti.


«Oltre all’aspetto naturalistico – spiegano ancora i gestori – c’è tutto l’aspetto legato al paleolitico: ci si avvicina a posti frequentati dall’uomo di Neanderthal, 40/50mila anni fa, e Sapiens, per un periodo hanno anche convissuto a Pradis».


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