"Ho sfidato il mito Karpov: vi racconto cinque ore di quella guerra di cervelli che è la partita a scacchi"

«Il gioco degli scacchi è il più violento che esista». Lo ha detto uno dei più forti giocatori di tutti i tempi, Garry Kasparov, riferendosi ovviamente non all’uso della forza in senso stretto, ma alla enorme tensione prodotta sulle 64 caselle da quello che alla fine è un vero scontro di cervelli. E l’ennesima dimostrazione di tutto ciò l’ho potuta provare io stesso domenica sera quando, su gentile invito di Andrea Bisaro, presidente del circolo scacchistico “Le Due Torri” di Spilimbergo, ho potuto partecipare alla simultanea tenutasi nella cittadina del Pordenonese dall’ex campione del mondo di scacchi Anatolij Karpov, leggendario giocatore dell’Unione sovietica prima e della Russia poi.

Karpov oggi ha 68 anni. Sebbene non abbia più la silhouette di una volta, è comunque un mito vivente di questo gioco e uno scacchista di primissimo livello. Insomma, nessun giocatore di fascia media può nemmeno immaginare di batterlo. E tantomeno potevano sperare di cogliere una vittoria i venti appassionati di scacchi invitati domenica sera dal presidente Bisaro al palazzetto di Spilimbergo, dove si sta tenendo il torneo internazionale.
Essendo riusciti a portare in Friuli Karpov, gli organizzatori hanno dunque pensato di metterlo sotto i riflettori proprio con una partita simultanea che – per chi non lo sapesse – consiste in una sfida in cui un grande campione affronta contemporaneamente più avversari. In questo caso Karpov ha dovuto fare i conti con venti giocatori selezionati con attenzione: c’erano giovani promettenti, presidenti di circolo, appassionati delle più varie età, il vicepresidente nazionale della Federazione italiana scacchi Lorenzo Antonelli e qualche forte giocatore friulano.
Sugli spalti, un pubblico numeroso, molto attento e desideroso di vedere all’opera la superstar russa che viene accolta con un applauso entusiasta al suo ingresso al palasport del centro sportivo “La Favorita”. Sono da poco passate le 21.30. Il tempo di “prendere le misure” e l’esibizione comincia. La stretta di mano a inizio partita è immortalata per tutti dalla fotografia di rito. Nella mia testa è chiaro un concetto: «Sono fortunato a partecipare a questo evento. Ora me la voglio godere senza la tensione che sale durante una qualunque partita di scacchi. Non penserò mica di battere Karpov?».
Passati i primi minuti e dando un’occhiata ai miei “compagni di viaggio” mi devo ricredere. Tutti sono concentratissimi: testa fra le mani, occhi fissi sulla scacchiera, il corpo in posizione contratta, segno di nervosismo. La mente controlla e ricontrolla le varianti.
Mi accorgo che tutti si stanno impegnando a dismisura, “odiando” l’avversario, cercando di batterlo o perlomeno di vendere carissima la pelle. Neppure in questa occasione lo scacchista rinuncia alla sua natura. La “violenza” del gioco esplode ancora una volta.
Karpov queste cose evidentemente le sa già. E affronta decisivo una scacchiera dopo l’altra. Alla fine anche il campione è violento: alle 2.15 circa dopo quasi cinque ore di gioco, la superstar liquida anche l’ultimo avversario. Bilancio senza appello: 18 vittorie (compresa quella messa a segno contro la mia povera “difesa francese”) e due patte. Ma la grandezza del campione si vede anche alla fine: con alcuni giocatori ricostruisce i momenti decisivi della partita, dando consigli e spiegazioni. E poi, per finire, una ventina di minuti, tra autografi, fotografie e saluti, sebbene sia esausto. Che classe Anatolij!
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