Humans, la mostra della friulana Alessandra Aita: sculture che lasciano un segno

Si chiude martedì primo aprile la rassegna ospitata a Palazzo Costanzi, a Trieste. «Le mie sculture sono realizzate maggiormente con materiali di recupero»

Fabiana Dallavalle
Una delle opere realizzate da Alessandra Aita
Una delle opere realizzate da Alessandra Aita

Si chiude martedì primo aprile, con grande successo di pubblico, la mostra di Alessandra Aita dal titolo “Humans”, che è ospitata a Palazzo Costanzi di Trieste.

Alessandra Aita è nata a San Daniele del Friuli e ha ereditato dalla sua terra l’interesse per il legno, quale materia d’elezione per la scultura, e quel senso del rigore che la porta a ridurre i suoi soggetti all’essenziale e a costruire le sue opere con pazienza attraverso una personale e collaudata tecnica.

Formatasi all’Istituto Statale d’Arte Giovanni Sello di Udine, Alessandra Aita ha poi frequentato un corso professionale di grafica, avviando una propria attività professionale nel campo della grafica pubblicitaria.

Da diversi anni ha intrapreso una ricerca nell’ambito della scultura con materiali naturali, indagando le fragilità dell’uomo contemporaneo, ma anche le sue risorse e il suo legame con il mondo circostante.

«Le mie sculture sono realizzate maggiormente con materiali di recupero – spiega l’artista friulana – radici, pezzi di legno ritrovati lungo il greto del fiume Tagliamento. Il soggetto protagonista della mia ricerca è sempre l’essere umano. Affronto tematiche come i rapporti umani, le relazioni interpersonali, la sostenibilità, i rapporti con la tecnologia e maggiormente l’amore. “Humans” – continua l’artisdta – raccoglie tutte queste tematiche. È una sintesi, un viaggio emotivo che aiuta a riflettere sulla nostra umanità, sul legame con gli altri e con la natura».

Opere quasi soprannaturali, bisognose di spazi protetti, museali, che mettono l’artista in contatto costante con il Tagliamento. «Un luogo che mi è molto caro, da quando ero bambina lo frequento. Mi ispira per il mio lavoro. Amo particolarmente il materiale che vi trovo. È vivo e mi dà allo stesso tempo una sensazione di fragilità. Ai materiali che sarebbero destinati alla scomparsa, restituisco una nuova vita e un nuovo significato».

Fin da bambina, dunque, Aita ha sentito il bisogno di esprimersi attraverso l’arte. La sua vocazione è raccontare il mondo come lo vedono i suoi occhi e infondere la sua voce nelle opere che realizza, delicate sculture in cui l’anima affiora tra i legni intrecciati.

«Tra le opere che ho realizzato e amo di più c’è senz’altro “Verso il domani”: rappresenta una figura femminile accovacciata, svuotata, composta solo da filamenti di radici, che contempla una farfalla bianca appoggiata sulla sua mano, simbolo di purezza e cambiamento, di rinascita spirituale. La farfalla fragile ma resiliente invita a scoprire la forza interiore».

Le creature di Aita hanno una gestazione di tre settimane. Per lavorarle l’artista usa il ferro che fa da struttura, legno, radici e resina per le finiture. Per l’originale forma espressiva e per il messaggio attuale, le figure di Alessandra Aita sono state apprezzate in mostre collettive in Italia e all’estero, in fiere del settore (Fiera World art Dubai, Fiera Baf di Bergamo, Fiera Milano Scultura) e nelle molte esposizioni personali che l’artista ha tenuto a Milano, Brescia, Bergamo, Trieste, Treviso, Majano, Lignano Sabbiadoro.

Opere realizzare da Alessandra Aita e sono state installate in percorsi naturalistici come Artinbosco a Capriasca-Lugano nel 2019, a Cerchio (L’Aquila) nel 2021, a Divinarte a Nepi (Viterno) e nel Parco del Torre attraverso il Premio Midolini seconda edizione 2021, ma l’rtista ha anche partecipato tre anni fa all’iniziativa Natura in Arte 2022 nell’Orto botanico di Brera-Milano.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto