I 90 anni di Sophia Loren, la diva senza tempo

Il compleanno dell’attrice icona del cinema italiano. Si è raccontata in un libro. «Cosa farò da grande? Ci devo pensare»

Gian Paolo Polesini
Sophia Loren in una scena di "Una giornata particolare", con Marcello Mastroianni. A destra in una premiazione
Sophia Loren in una scena di "Una giornata particolare", con Marcello Mastroianni. A destra in una premiazione

«Quella Sofia Scicolone fa davvero resuscitare i morti» — pensò il direttore della rivista “Sogno” Stefano Reda. E così decise di cambiarle il cognome in Lazzaro. Era il 1953. Al tempo la Lollobrigida faceva davvero sognare gli uomini, ma ben presto Sofia Lazzaro si prese il suo spazio e divenne sfida tosta con la Gina nazionale come lo è stata fra Coppi e Bartali, Mazzola e Rivera e fra i Beatles e i Rolling-Stones.

Arrivando velocemente all’oggi, il 20 settembre Sophia Loren ne farà novanta, signore e signori.

Una storia pazzesca da raccontare, un amore lungo cinquantasei anni, due Oscar, due figli, ottantasette film, tante donne vissute sul grande schermo con l’energia di una femmina verace del Sud — la pizzaiola Sofia ne “L’oro di Napoli”, la splendida Cesira della “Ciociara”, Adelina/Anna/Mara di “Ieri oggi e domani”, l’elegantissima Natasha de “La contessa di Hong Kong” di Chaplin, l’infelice Antonietta di “Una giornata particolare” — un’infanzia dolorosa, il pane che mancava come il padre Riccardo che se ne andò presto da casa (e si risposò), mentre la madre Romilda Villani rinunciava a diventare la sosia della Garbo perché i suoi genitori glielo impedirono. Insomma la vita di Sofì, così la chiamava Vittorio De Sica, è un film “nei” film.

Sophia Loren in due scene dei suoi film: “Ieri, oggi e domani”
Sophia Loren in due scene dei suoi film: “Ieri, oggi e domani”

“Gracile e bruttina”, donna Sofia scrive così di se stessa neonata, venuta al mondo nella capitale per un incontro casuale in via Cola di Rienzo fra la futura mamma Romilda e il futuro papà Riccardo Scicolone, un ferroviere con qualche goccia di sangue blu, che mai la volle sposare. La piccola era una bimba timida e controcorrente che patì la fame e subì la guerra a Pozzuoli, dove si era trasferita con la madre.

In un concorso di bellezza la quindicenne Scicolone arrivò seconda: vinse 23 mila lire, un sacco di soldi, e un rotolo di carta da parati. Nel ’50 la ragazzina con già le forme belle finì sulla passerella di Miss Italia: trionfò la sedicenne Anna Maria Bugliari (fresca novantenne pure lei), Sofia giunse quarta e conquistò la fascia dell’eleganza. A volte non serve vincere: in platea c’era Carlo Ponti che stava per regalarle un destino magnifico.

Il neorealismo cominciò a filmare l’Italia post bellica, Andreotti s’impegnò a ricostruire la distrutta Cinecittà e la Scicolone si ritrovò ancella nel celeberrimo “Quo vadis” e, quindi, protagonista del nascente Fotoromanzo che contribuì a unificare il Paese, mentre Carlo stava fondando la Ponti-De Laurentiis.

Il primo provino della diva non ancora diva andò malissimo. “Ha un viso difficile, dottò — disse il fotografo al regista — troppo corto, la bocca larga e il naso lungo”. Una bellezza frutto di varie irregolarità. Il Centro Sperimentale la rifiutò. Stessa sorte che subirono la Vitti e Sordi.

“Africa sotto i mari”, il film di Giovanni Roccardi, fu la prima parte da protagonista di Sophia Loren. Nell’ufficio del produttore Goffredo Lombardo, dietro la scrivania, spiccava sul muro la locandina di un film con l’attrice svedese Märta Torén. «Lazzaro non va bene — disse lui a Sofia — ci vorrebbe un qualcosa di più internazionale». E guardò il poster. «Ecco, tipo Foren, Doren… no, Loren, mi sembra perfetto. E poi Sofia, mettiamogli un bel ph in mezzo, eh?».

Ciò che seguì appartiene alla storia del cinematografo. Una ”Aida” per dar voce alla Tebaldi e l’incontro con Vittorio De Sica, nel 1954, che sfociò ne “L’oro di Napoli”. Girarono tredici film assieme fino alla morte del maestro nel novembre 1974. Loren esordì con “La favorita” e spiaccicò qualche parola in “Anna” di Lattuada.

Ponti era sposato e la loro unione destabilizzò i moralisti. Arrivarono persino denunce di bigamia. «Con “Peccato che sia una canaglia” io e Marcello c’innamorammo cinematograficamente», confidò lei sottolineando che fra loro non ci fu mai nulla di serio. Resta una delle più sensuali coppie del cinema, davvero. Come dimenticare l’ululato di Mastroianni/Augusto nel terzo episodio di “Ieri oggi e domani” quando Sophia/Mara si abbandona a uno striptease memorabile?

Arrivò il primo Oscar per la Cesira de “La ciociara” e se ne aggiunse un altro alla carriera nel 1991. Ci fu anche una candidatura nel 1965 per “Matrimonio all’italiana”.

Mastroianni se ne andò nel 1996 e il suo Carlo morì nel 2007. Donna Sofia affascinò tutti compresi Cary Grant, che si prese una sensibile cotta, Charlie Chaplin nonché milioni e milioni di ammiratori. Persino lo schivo Michael Jackson la invitò a pranzo assieme ai figli Cipi ed Edoardo. Nel suo libro, scritto dieci anni fa, prima della parola fine, la Loren ricorda la domanda di un nipote: «Nonna cosa farai da grande? Non so — rispose lei — ci devo pensare».

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