I mosaici di Aquileia: scoprire i loro segreti per ricostruire la storia della basilica
Ripubblicati i saggi del professore Renato Iacumin, la lettura delle raffigurazioni presenti nelle aule Nord e Sud

AQUILEIA. Ritornano in libreria i testi di Renato Iacumin e Aquileia continua a far parlare di sé. Gaspari ripubblica in tutta Italia i migliori saggi del professore aquileiese, scomparso nel 2012, che per la maggior parte della sua attività ha cercato di tradurre il linguaggio dei misteriosi e simbolici mosaici dell’aula Nord (e dell’aula Sud) della Basilica di Aquileia.
Con la presentazione di Luigi Moraldi, ritornano in un unico volume “Le porte della salvezza. Gnosticismo alessandrino e Grande Chiesa nei mosaici delle prime comunità cristiane. Guida ai mosaici della basilica di Aquileia”, di Renato Iacumin (Euro 18, pp. 220).
Luigi Moraldi scrive in quella prefazione che è ancora la stessa (è del 2000): «Ci siamo conosciuti a un congresso tenuto ad Aquileia per trattare delle linee alessandrine-ellenistiche della cultura nei secoli I-III d.C.». E poi così continua: «Avevo da poco tradotto, per la prima volta in italiano, un importante libro gnostico “Pistis Sophia”... e al convegno il professor Iacumin rivolse a me queste parole: “Lei ha tradotto Pistis Sophia, io forse ne ho trovato l’illustrazione dei Libri III e IV».

Ed ecco che questa ripubblicazione fresca di stampa delle teorie di Iacumin riporta in auge le teorie decennali del professore e come scrive Giordano Brunettin, «l’autore, forte per l’appunto delle interpretative figurative, si spinge quindi a formulare alcune conclusioni su questa fase essenziale della Chiesa primitiva». Cioè Iacumin sostiene che in una data che va dalla metà alla fine del II d.C. una comunità gnostica di origine alessandrina si sarebbe riunita in un ambiente che lui identifica con l’aula Nord, nell’attuale Cripta degli Scavi. Iacumin sostiene che tutte le figure di quei mosaici, accanto e “sotto” il campanile, sarebbero da interpretare seguendo questo testo. Ma che cos’è Pistis Sophia? È un manoscritto in lingua copta, ritrovato in Egitto, e tradotto in italiano da Moraldi soltanto nel 1982. Testo difficile assai, che racconterebbe attraverso le parole di Gesù “risorto” i misteri ultimi della fede dopo che è resuscitato, in una sorta di svelamento di “conoscenza superiore”. Mistica. Una dottrina della salvezza tramite la conoscenza di alcune rivelazioni, per capirci, non soltanto tramite la fede.
La teoria di Iacumin, che sono in molti a conoscere tra gli storici e gli archeologi che si occupano di Aquileia (e che recentemente il funzionario museale bolognese Claudia Giordani in un saggio riscopre, segnala e in parte avalla), porta a identificare alle origini del Cristianesimo dell’Alto Adriatico una corrente gnostica, - ellenistico/alessandrina- legata alla visione della salvezza, che si rivela “materialmente” nella realizzazione di questa parte dei mosaici aquileiesi della Basilica, mentre per l’aula Sud Iacumin recupera l’esegesi del lavoro del teologo Origene di Alessandria.
Il recupero di questi testi da parte dell’editore ha il merito di organizzare il lavoro del professore. Che il paleocristianesimo aquileiese sia collegato al ruolo internazionale di questa importante città emporiale romana è decisamente dato, e collaudato da fonti certe, (epigrafi ritrovate); per il resto, compresa la leggenda, appunto, di San Marco come evangelizzatore di Aquileia, sono le basi scientifiche a convalidarlo o meno. Certo è che i disegni del pavimento musivo dell’aula Nord e dell’aula Sud sono particolarmente interessanti e originali, e attraggono ogni anno migliaia di visitatori, per ricordare che Aquileia, con tutto il suo complesso archeologico-monumentale, vale un viaggio in Italia.
In più. Il cristianesimo delle origini, non ancora dogmatizzato, e legato alla fluidità di influssi mistico-orientali, ha un suo indiscutibile fascino storico e spirituale.
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