Il capitano Alatriste di Pérez-Reverte prende vita nelle tavole di Joan Mundet

Due amici, di più.
Due amici, di più. La complicità che emerge dal dialogo tra Arturo Pérez-Reverte e Joan Mundet, l’illustratore delle celebri avventure de “Il capitano Alatriste”, mostra inaugurata domenica mattina al Paff! di parco Galvani, a Pordenone è quella rara e acuta di un dialogo ironico, schietto, diretto fra due persone che raccontano con modi diversi la stessa avventura letteraria.
Introdotti da Marco Dabbà, presidente del Paff! e presentati dalla colta prolusione di Angelo Bertani, che sottolinea quanto nella figura del capitano Alatriste si tracci una “visione lucida della storia che poi è anche attuale”. Come si legga un romanzo con gli occhi di un fumettista, quanto di più si riesce a dire al lettore attraverso le immagini per Mundet non ci sono dubbi «la scrittura dice delle cose, il disegno ne dice delle altre, compone, interpreta, anticipa l’immaginazione del lettore».
Per Pérez-Reverte, proprio per il caso del personaggio del capitano Alatristre era fondamentale che «l’autore delle illustrazioni si documentasse, fosse in grado di cogliere i dettagli, di un’epoca mai più recuperata dalla Spagna, avventuriera, credibile, convincente, adeguata alla fatica documentale che ne aveva preceduto la scrittura».
Detto questo il dialogo fra i due autori si sviluppa su aneddoti, comici e inediti, come il confronto continuo, telefonate interminabili, «gli mandavo – racconta scherzando Mundet – le tavole solo via posta e in fotocopia, certo, avrei potuto mandargliele via mail, ma avrebbe potuto ingrandire i file, accorgersi degli errori, mostrarli ad altri, con le fotocopie erano schizzi, potevo sempre giustificarmi e correggere eventuali incongruenze».
Arturo Pérez-Reverte confessa che altri si erano cimentati nell’illustrazione del capitano Alatriste, ma voleva una più coerente e documentata lettura e che Mundet era proprio l’artista adatto, un alter ego della sua scrittura e della sua ricerca storica. E aveva ragione, perché Mundet prima di accingersi a disegnare le tavole del capitano Alatriste, si documenta, studia i quadri spagnoli seicenteschi, i costumi, i dettagli, i movimenti, lo spirito e l’ambientazione.
Coglie i gesti, attende gli sviluppi «il problema con la stesura narrativa di Arturo Pérez-Reverte – spiega tra il divertito e l’impacciato – è che dissemina di dettagli i caratteri dei personaggi e per questa ragione dovevo leggere 4 o 5 volte i suoi romanzi, annotarmi separatamente il tipo di copricapo, di stivale, mantelli e spade… una fatica seguirlo!». Dall’altra parte ribatte Arturo Pérez-Reverte, che Mundet lo sollecitava fuori misura a scrivere, a sviluppare il racconto senza che ancora nessuno sapeva che percorso avrebbe preso. Aneddoti a parte, il risultato in mostra al Paff! fino al 14 aprile è di una lucidità sorprendente, la realizzazione di un metalinguismo fortunatamente efficace che completa, arricchisce e sviluppa le intuizioni e le intenzioni degli autori. Oggi, intanto lunedì 18 marzo, il terzo giorno del festival sarà tutto dedicato agli studenti delle scuole superiori che da anni prendono parte ai progetti di Dedica Scuola, con le premiazioni del concorso “Parole e immagini per Arturo Pérez-Reverte” e l’incontro esclusivo con l’autore nel convento di San Francesco.
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