Il Franciscus di Cristicchi in scena a Lignano: «Un uomo rivoluzionario innamorato della vita»
L’artista romano si esibirà il 3 gennaio nella località turistica friulana con il suo musical sul santo: «Un senso di fratellanza per tutto ciò che pulsa sulla Terra, che oltre il nostro piccolo ego»

LIGNANO. Le indagini sull’animo umano di Simone Cristicchi lo elevano a voce interiore del nostro teatro, forse l’unico esempio di narratore spirituale in tournée. Giorgio Gaber era uno che analizzava, dal palco, la società e la politica del tempo suo, mentre lui rivela storie di percorsi mistici. Il comune denominatore è lo stesso: affabulatori per vocazione.
«Non sono un praticante credente — spiega l’artista romano — prego a modo mio. Interpreto la religione nel suo concetto universale. I dogmi si assomigliano pur esprimendo concetti diversi».
Simone Cristicchi identifica “Franciscus” — il 3 gennaio (inserito nel cartellone Ert) in scena al Cinecity di Lignano Sabbiadoro (prenotazioni 334 105 8083) — come il terzo atto di una trilogia che incorpora “Il secondo figlio di Dio”, ispirato all’eretico Davide Lazzaretti, e il “Paradiso” di Dante.
«San Francesco stava crescendo in me man mano che mi dedicavo alla sceneggiatura. Davanti alle sfide raramente indietreggio. Il Santo è ancora oggi un maestro efficace nonostante siano scivolati via ottocento anni. Il frate di Assisi, potente e contemporaneo, ci invita a riflettere su alcuni caposaldi dell’esistenza. Attenzione: non racconto la sua biografia, la forma prescelta è il musical. In mezzo alle canzoni, da me scritte assieme ad Amara, sono esaltate domande e riflessioni».
Cristicchi, se è d’accordo, vorremmo analizzare alcuni tratti significativi da lei evidenziati riguardo l’uomo Francesco. Comincerei da rivoluzionario.
«Eccome no. Lui lo è stato eccome, rovesciando certi principi granitici della storia dell’umanità: Francesco trovò la forza di rinunciare a qualunque bene materiale e a qualunque certezza terrena. Il religioso, al tempo, era un venticinquenne, ricordiamocelo. La nostra rivoluzione dovrebbe essere quella di andare a fondo sulle priorità esistenziali per poi farci carico della loro diffusione. Il santo si spogliò di ogni bene affidandosi al destino e alla provvidenza. Io non lo definisco il poverello, bensì il ricchissimo».
Estremista?
«Leggendo le sue “regole” risalta una sorta di integralismo cristiano che persino i seguaci furono costretti ad ammorbidire, pensate un po’. La speranza era quella di abbandonarsi all’altrui benevolenza. Nessuno poteva possedere beni materiali».
Innamorato della vita.
«Il suo “Cantico delle Creature” è un ode all’esistenza, oltre a rappresentare il testo poetico più antico della letteratura italiana. C’è un forte senso di fratellanza per tutto ciò che pulsa sulla Terra, che va ben oltre il nostro piccolo ego. Oggi, fra l’altro, siamo sepolti da una valanga di egocentrismo che stimola il concetto dell’apparire per credersi importanti».
Siamo stritolati da un sistema che quasi ci impone comportamenti stabiliti per sentirci quantomeno vivi.
«L’importanza dei numeri, a discapito delle azioni, è una costrizione imposta da un regime quasi impossibile da scardinare: sei importante se hai un determinato numero di follower, altrimenti te li devi trovare. Si può scegliere un’alternativa, quella di seguire i maestri spirituali. Bisogna andarseli a cercare e credere fortemente in questo tipo di contatto alternativo».
Di cattivi maestri ce ne sono a palate: lei chi frequenta di buoni?
«Partendo dalla convinzione che di cattivi ce ne sono tanti ed è facile finirci davanti, anche perché hanno tutti una gran visibilità, è bene affidarsi a quelli più nascosti, che non hanno bisogno di stare sul palcoscenico per farsi ammirare. Dialogare con Guidalberto Bormolini —religioso, scrittore e tanatologo — per citarne uno fra i pochi, per me è sempre è un grande dono. Come ricevere conforto dalle suore di clausura…».
Esiste ancora la rigida clausura?
«Quella vera, certo, esiste ancora. È una decisione radicale. Studiando Francesco ti accorgi che il vero cristiano è un pazzo furioso nonché un visionario».
Lei in cosa crede?
«Nella libertà dello spirito che nessuno può fermare. Lo diceva anche padre David Maria Turoldo: “Lo spirito è il vento che non lascia dormire la polvere”, un qualcosa che va al di là della materia. L’invisibile».
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