Il fumetto che disegna il mondo: le illustrazioni di Chris Ware al Paff!
Autore, vignettista e copertinista del New Yorker, è uno dei più influenti “cartoonist” (come egli stesso ama definirsi) viventi: a lui il Palazzo del fumetto e International museum of comic art di Pordenone dedica la mostra “La prospettiva della memoria”

Marco Dabbà, presidente del Paff! , lo definisce il “qui e ora” del fumetto, o anche “la storia del fumetto che si sta scrivendo in questi anni”, tanto per rendere chiaro, a chi ancora non lo conoscesse, che Chris Ware, protagonista assoluto del fumetto americano del nuovo millennio, autore, vignettista e copertinista del New Yorker, è uno dei più influenti “cartoonist” (come egli stesso ama definirsi) viventi, pluripremiato, l’artista “che ha saputo reinventare la letteratura grafica, elevando il fumetto a opera d’arte”.
A Chris Ware il Palazzo del fumetto e International museum of comic art di Pordenone dedica la mostra “La prospettiva della memoria” – presentata giovedì 7 marzo in anteprima alla stampa – che s’inaugura domani, alle 11, alla presenza dello stesso acclamato autore e che si potrà visitare fino al 12 maggio.

Ware, che è nato nel Nebraska nel 1967 e vive a Chicago, è l’inventore di un nuovo stile grazie al quale entra nei suoi personaggi, scoprendone fino in fondo la loro intimità, il loro pensiero segreto.
Molti critici hanno spesso scomodato James Joyce per definire la complessità delle sue opera. Accostano Ware allo scrittore irlandese che ha saputo raccontare i personaggi attraverso il flusso di coscienza sostenendo che Ware fa la stessa cosa, ma con disegni e parole, nella libera rappresentazione dei pensieri dei suoi personaggi, così come egli stesso (con un’incredibile capacità di immedesimazione) immagina che compaiano e si sviluppino nella loro mente.
Il presente si unisce così ai ricordi e il tempo fra le vignette trascorre attraverso minimi particolari, dettagli che il lettore non può che riconoscere come veri. Concetti che ieri sono stati ripresi da Luca Raffaelli e Valerio Bindi, i due curatori della mostra e del catalogo collegato (quest’ultimo realizzato anche con Marco Dabbà), un libro vero e proprio, bello e importante, che diventerà oggetto di culto per gli appassionati e che contiene anche un testo di Ware, oltre a una sua rielaborazione in copertina del logo del Paff!
«Nei territori di Ware si compiono esperienze misteriose: si vive l’attesa, il dolore, l’empatia, la solitudine, il vortice dei pensieri e tanto altro ancora. E lo si fa protetti dalla bellezza di un’arte potente e consapevole”, dice Raffaelli, che è anche direttore artistico del Paff! . «C’è una tridimensionalità intrinseca nel mondo piatto di Chris Ware – afferma Bindi – che coinvolge le dimensioni di memoria, tempo ed emozioni. Ma anche una tridimensionalità che sperimentiamo nella tensione dell’oggetto libro, nel nostro avvicinarci e allontanarci continuo dalla stessa pagina per leggerla».
La mostra pordenonese è la quarta versione internazionale dell’esposizione dedicata a Chris Ware dopo Angoulême, Parigi e Basilea. Per il vicesindaco e assessore alla Cultura di Pordenone Alberto Parigi, «è quella che forse più incarna lo spirito del Paff! e il modello di proposta culturale che meglio identifica Pordenone: la ricerca, la sperimentazione, l’invenzione.
È la conferma del Paff! realtà “metropolitana” che ci si aspetterebbe di trovare a New York, Berlino, Milano. E invece la troviamo a Pordenone. Ecco perché è una carta fondamentale che dobbiamo giocarci verso la candidatura di Pordenone a capitale della cultura 2027».
La scoperta di Ware, a Pordenone, comincia già dalle grafiche, realizzate dall’artista per il Paff!
I riferimenti alla città sono evidenti, con chiari rimandi al municipio, al campanile cittadino e a villa Galvani.
Assieme ai collegamenti locali, la rappresentazione della mostra pordenonese propone chiaramente il punto di vista di Ware, fatto di tratti netti, urbani e grafiche definite, schematiche, dettagliate. E svelato, nei due piani espositivi, attraverso 200 fra tavole originali delle sue più importanti opere (Building Stories; Jimmy Corrigan, il ragazzo più in gamba sulla terra, suo lavoro più noto e suo alter ego, paralizzato dalla paura di non piacere e a disagio persino con se stesso; Rusty Brown e Quimby the Mouse), copertine del New Yorker da lui illustrate, schizzi, prove, pubblicità e oggetti.
E c’è anche la maestosa riproduzione del palazzo di Building Stories che accoglie il pubblico, immergendolo, fin dall’inizio, della visita nel fantastico mondo di Ware.
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