Il grande udinese che fondò il vedutismo veneziano

La goriziana Leg pubblica l’opera completa su un protagonista del Settecento Tornò a Udine solo per ritrarre la spettacolare “Veduta di piazza Contarena”
Di Paolo Pastres

Luca Carlevarijs, il pittore udinese delle vedute veneziane” è il titolo del catalogo completo curato da Dario Succi che sarà presentato giovedí, alle 18, a palazzo Mantica, sede della Filologica. Come ci anticipa lo storico dell’arte Paolo Pastres.

di PAOLO PASTRES

Luca Carlevarijs, il fondatore del vedutismo veneziano, un genere pittorico che nel Settecento ha incantato e sedotto l’intera Europa, era un udinese. Infatti, egli nacque il 20 gennaio 1663, nella parrocchia di Santa Chiara, figlio di Giovanni Leonardo. Anche il padre era un artista, piuttosto affermato sulla scena locale, autore, tra l’altro, di ritratti e di un trittico con vedute della città di Udine. Comunque, nel 1679, il sedicenne Luca lasciò la città natale per trasferirsi a Venezia, dove operò fino al 12 febbraio del 1730, quando si spense. Dopo di lui spetterà a Canaletto diffondere l’immagine di Venezia e l’incredibile notorietà che seppe raggiungere ha contribuito ad affievolire il ricordo del predecessore, rendendone a lungo le opere appannaggio di pochi conoscitori, fino alla riscoperta operata negli ultimi decenni.

All’eccezionale attività artistica di Carlevarijs, che allinea una lunga serie di capolavori, Dario Succi, uno dei massimi esperti della pittura veneziana settecentesca, ha dedicato la sua ultima fatica editoriale. Si tratta di un volume di grande valore e importanza, che, dopo le pionieristiche ricerche di Fabio Mauroner e il fondamentale studio di Aldo Rizzi del 1967, ripercorre ed esamina l’intera produzione dell’artista friulano. Succi, che raccoglie gli esiti di una pluridecennale attività d’indagine, mette bene in rilievo gli altissimi livelli raggiunti dal pittore udinese, che ha saputo rappresentare - in prevalenza sullo scenario lagunare - atmosfere, situazioni e personaggi in grado di instaurare un dialogo “sentimentale” con l’osservatore.

Dopo la partenza da Udine saranno pochi i contatti tra Carlevarijs e la propria terra natale. In particolare nel 1714 fu interpellato dal magistrato di Udine per esprimere un parere sul progetto di riforma del duomo cittadino - circostanza che testimonia una formazione di carattere architettonico - e soprattutto nel 1718 circa realizzò una spettacolare “Veduta di piazza Contarena”. Si tratta, forse, della piú intensa e raffinata tra le molte raffigurazioni della magnifica piazza udinese, la quale è stata definita da Diego Valeri, giustamente, come “la piú veneziana dopo quella di San Marco”. Nella bella tela - ora nelle collezioni di un grande gruppo bancario - ritroviamo la precisa descrizione sia degli edifici sia dei personaggi che quotidianamente popolano la piazza. A proposito delle figure inserite dal pittore, colpiscono alcune presenze decisamente “campagnole”, con tanto di animali, colte in atteggiamenti che paiono contrastare con i signorili monumenti sullo sfondo. Insomma, con questo dipinto Carlevarijs pare dirci che anche Udine appartiene al “Gran Teatro del Mondo”, sul cui palcoscenico si fondono eleganza e vita popolare, infondendo un carattere del tutto personale alla città.

Nella produzione di Carlevarijs, in fondo, possiamo ritrovare tutta la sensibilità e co. mplessità culturale del primo Settecento. Difatti, oltre alle grandiose vedute, la sua fortuna era legata anche ai “capricci” e ai porti di mare, opere che gli conferirono una grande fama e affascinarono i collezionisti della sua epoca. Proprio su questi differenti generi, tutti praticati con esiti straordinari, il catalogo di Succi è opportunamente articolato. Tuttavia, già i contemporanei del pittore friulano ne amavano in modo speciale le magnifiche vedute lagunari, spesso legate a parate diplomatiche ed eventi politici, che illustrano lo sfarzo delle imbarcazioni, degli abiti e dei cerimoniali ambientati sugli scorci piú suggestivi e noti di Venezia. Simili opere ancor’oggi ci attraggono ed emozionano, restituendoci la bellezza delle architetture della Serenissima insieme a scene ricche di suggestione. Tutto ciò - vale la pena ricordarlo - si deve a un pittore nato a Udine e forse nelle sue affascinanti tele, studiate con tanta passione e competenza da Succi, si nasconde anche qualche memoria delle radici friulane.

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