Il mio bisnonno von Tirpitz, un grande ammiraglio che disprezzava Hitler

Il racconto di Corrado Pirzio Biroli va dalla Germania di Bismarck alla vigilia del nazismo. Il libro sarà presentato venerdì 20 a Udine in un incontro con l’autore e con lo storico Gilberto Ganzer

Corrado Pirzio-biroli

Venerdì 20 ottobre, alle 18, allo Spazio Lino’s&Co in via Di Prampero a Udine, Corrado Pirzio Biroli presenterà il libro “Mio bisnonno Gran ammiraglio Von Tirpitz. Leader tedesco dopo Bismarck e prima di Hitler. Una storia revisionista dell’Europa tra il 1870 e il 1930”.

A discuterne con l’autore sarà Gilberto Ganzer, a moderare l’incontro il direttore del Messaggero Veneto, Paolo Mosanghini.

Corrado Pirzio-Biroli offre una solida difesa della vita e della carriera di Alfred von Tirpitz, il creatore della moderna marina tedesca. Nel libro si narra la storia della Germania imperiale in pace e in guerra.

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In modo innovativo, il libro tratta la storia dell’Europa tra il 1870 e il 1930 attraverso l’opera dell’ammiraglio von Tirpitz (bisnonno dell’autore) con dovizia di documenti famigliari.

Si sfata la fake news inglese che la Grande guerra sia stata causata dalla marina tedesca. Invece, vista la gelosia di Londra per il dinamismo tedesco e prevedendo il blocco del suo commercio estero, Tirpitz propose il primo accordo di controllo degli armamenti tra potenze equivalenti e a vantaggio (3:2) della marina inglese.

Ma Churchill raddoppiò invece la superiorità della Royal Navy. Tirpitz sviluppò la teoria del rischio: il principio di una flotta da battaglia difensiva contro un attacco preventivo per infliggere danni importanti alla Royal Navy.

La superiorità del nemico poteva essere compensata dalla superiorità degli equipaggi, dalla precisione di fuoco e dallo spessore dell’armatura.

Fu liberale, conservatore, ma fautore della Sozialmarktwirtschaft bismarchiana. Il vanitoso ed erratico Kaiser si riteneva investito del diritto divino e rifiutò l'intervento del Cancelliere e del Reichstag, ma collaborò con Tirpitz che era invece aperto al dialogo con le forze democratiche.

Fu però una relazione di amore-odio. Tirpitz – definito il primo ministro della Propaganda dei tempi moderni – capì che l'opinione pubblica era più importante del Kaiser e del Reichsstag: creò un movimento di massa in favore della marina per influenzare i legislatori.

Si analizza anche la “marcia della follia" verso la guerra. Evidenziando le responsabilità del Presidente Poincaré che incitò la Russia ad attaccare la Germania.

Quando Londra bloccò le coste tedesche nel febbraio 1915, Tirpitz esortò il Kaiser a usare gli U-Boot per ristabilire le importazioni, cercando al tempo stesso un accordo con Londra che vietasse sia il diritto di blocco che il diritto di cattura delle navi di superficie, ma Londra chiese che la Germania rinunciasse al diritto di cattura senza rinunciare a sua volta al diritto di paralizzare il commercio tedesco, facendo conto che l’affondamento di navi americane portasse Washington in guerra.

Per assicurare le importazioni, Tirpitz preconizzò l’uso immediato della marina di superficie, ma il Kaiser si rifiutò di ingaggiare la “sua” flotta. Tirpitz pensò allora di concentrare gli U-Boots alla foce del Tamigi, ciò avrebbe evitato il rischio di causare danni a navi passeggeri di paesi neutrali come l’America. Se il Kaiser lo avesse seguito, secondo Churchill, la Germania avrebbe vinto la guerra.

Tirpitz criticò l'iniziativa di una guerra sottomarina a tutto campo presa senza consultarlo. Ma una volta iniziata, criticò lo “stop and go” propendendo per continuarla senza sosta.

Nelle sue Memorie si lamentò: "Non sono stato consultato su nulla, l’operazione è stata lanciata sopra la mia testa e contro la mia volontà, e in una forma che non prometteva il successo".

Ma la Germania vinse la battaglia navale dello Jutland (1916), dimostrando che Tirpitz aveva avuto ragione a dare priorità alla potenza difensiva rispetto a quella offensiva, alla stabilità (invisibile) rispetto alla potenza di fuoco (più visibile) e all’armatura invece che alla velocità delle navi.

Tirpitz divenne poi l’eminenza grigia della destra tedesca. Vinse le elezioni del 1924 alla testa di un partito ben disposto verso gli operai, ai cattolici e agli ebrei.

Era ostile alle cellule ideologiche e disprezzò Hitler: la sua demagogia, i suoi metodi, il simbolo della svastica, il suo razzismo e soprattutto il suo antisemitismo, scrisse di lui: “Quest’uomo mi sembra insensibile alle discussioni; un fanatico incline alla follia e scatenato dall'adulazione”. La politica di Tirpitz era invece di riunire “tutti i popoli liberi d'Europa, senza la tutela degli anglosassoni”.

Se Tirpitz fosse stato ascoltato, è possibile che la guerra sarebbe stata evitata. Se la Conferenza di Versailles avesse seguito la proposta del presidente Wilson di una “pace senza vittoria”, non ci sarebbero state restituzioni finanziarie, né il collasso dell’economia tedesca.

Hitler non avrebbe assunto il potere, non ci sarebbe stata una nuova guerra con l’occupazione russa dell’Europa dell’Est. Il che spiega il sottotitolo del libro “Tra trionfo e disastro”.

Quando il caos minacciò il suo Paese, Tirpitz promosse il potere delle tradizionali élites dirigenti come unico mezzo per cancellare le condizioni-capestro del Trattato di Versailles

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