Il padre di Sherlock Holmes reporter dal Friuli

Sir Arthur Conan Doyle fu sul Carso e sull’Isonzo. Come lui anche Unamuno, Hemingway e Kipling

UDINE. Non molti sanno che fra i grandi scrittori venuti in Friuli per raccontare da vicino la Grande guerra ci fu anche il padre di Sherlock Holmes: Sir Arthur Conan Doyle.

Arrivarono anche il premio Nobel spagnolo Miguel de Unamuno, il mitico Ernest Hemingway, un altro celebre inviato di guerra come Rudyard Kipling e poi Gino Speranza, il principe del giornalismo americano dell’epoca e firma di chiara origine italiana. Ma perché Conan Doyle?

Il popolarissimo scrittore scozzese aveva alle spalle una grande esperienza di reportage di guerra, avendo seguito, per esempio, il conflitto anglo-boero in Sudafrica e, fin dallo scoppio, la Prima guerra mondiale. Girò un po’ tutti i fronti europei e fu quasi naturale che venisse inviato anche in Friuli e sul Carso per raccontare da vicino le vicende belliche.

Ecco alcune sue preziose annotazioni su luoghi e paesaggi che conosciamo bene: «A Udine, dove alla fine sono arrivato, si trovava il Quartier generale italiano. Che città curiosa Udine! Con quella specie di colle in mezzo che dicono eretto da Attila, ma troppo alto per essere artificiale.

Le trincee da qui distano circa sette miglia, che abbiamo percorso in automobile. Dall’alto di un monticello avevamo un veduta straordinaria sulle linee austriache, la cui curva era segnata, come nelle Fiandre, dai palloni di osservazione di entrambi gli eserciti.

L’Isonzo, difeso e tenuto dagli italiani con tanto valore, mi si apriva davanti agli occhi con quel suo colore celeste chiaro come il Tamigi ad Hampton Court. A destra, in una conca, si vedevano le tegole di Gorizia, che gli italiani cercavano con caparbietà di conquistare. E poi si vedeva una lunga nuda linea che dal Carso si allargava e scendeva giù giù quasi fino al mare».

Come si sarà notato, è un linguaggio da grande scrittore, ma anche da veterano purtroppo abituato alle tragedie provocate dalle guerre e a raccontarle con un certo distacco. Lo stile di Conan Doyle è tipicamente anglosassone, abbastanza schietto nel valutare luoghi e situazioni: poche asciutte pennellate capaci comunque di rendere bene l’idea.

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