Il palazzo di Udine degli Antonini con Genius Loci: alla scoperta del gioiello del’500

Ora si chiama “Antonini Maseri” ed è di proprietà dell’Università di Udine. Ma la sua storia inizia quasi cinquecento anni prima, nel 1556, con un potente del tempo: “messer” Floriano Antonini che incarica come progettista della sua lussuosa dimora il grande Andrea Palladio. In mezzo, nei secoli, rifacimenti e cambi di destinazione d’uso.
C’è pure un Antonini, di un ramo diverso rispetto a Floriano, che a fine Seicento ricompra il palazzo, dopo varie disavventure economiche.
Genius loci ci entrerà, domenica 26 maggio alle 10.30, insieme con la storica Liliana Cargnelutti, coautrice di “Gli Antonini” (edito da Gaspari), in una visita esclusiva per gli iscritti all’evento (posti purtroppo già esauriti); ma la rubrica, dell’illustre palazzo si è già occupata nel 2011.
Al tempo eravamo in passeggiata con gli storici dell’architettura, Licia e Massimo Asquini, autori di “Andrea Palladio e gli Antonini: un palazzo romano del Cinquecento”, (Edizioni della Laguna, 1997), a tutt’oggi “la bibbia” dedicata a questo luogo, che è ambasciatore di civiltà. Per chiarirci: Udine è nei libri di architettura già dal Cinquecento grazie al palazzo.
Nel 1570, nel secondo dei quattro libri di architettura scritti da Palladio stesso, compaiono infatti disegni, piante e prospetti, e persino le interessanti motivazioni del progettista.
Una chicca? La riflessione sui profumi del tempo. «I cessi sono a canto le scale», scrive Palladio, «e non rendono alcun cattivo odore, perché sono posti in luogo lontano dal sole et hanno alcuni spiragli... che sboccano nella sommità della casa».
Un palazzo con ottime soluzioni architettoniche, insomma, anche se poi... tra progetto ed esecuzione, come sottolineano gli esperti, le differenze sono state sostanziali. Di veramente palladiano all’interno è rimasto poco, infatti: solo l’atrio a quattro colonne. Anche delle finestre originali ne è rimasta una sola, orientata verso il verde. Quello che però si nota – e chi sarà con noi lo percepirà – è che osservando l’esterno rimane la potenza plastica del progetto originario.
Ci piace ribadire che c’è una doppia facciata: una pensata per la città, in via Gemona, e una per la villa di campagna, all’interno del parco ottocentesco. Quasi, quasi che Palladio abbia capito la doppia anima degli udinesi: cittadini e bucolici... E poi quelle colonne in bugnato rustico, davvero tridimensionali!
In passeggiata, questa volta con la storica Liliana Cargnelutti, archivista ed esperta dell’incrocio tra le fonti, scopriremo la storia dei carnici Antonini e dell’incrocio tra i vari palazzi Antonini in città, e di come il potere della classe sociale in ascesa si manifesti da sempre attraverso il lusso delle dimore di rappresentanza.
E poi, e poi c’è il ruolo della Banca d’Italia, che nel 1889 salva il palazzo e lo rende sua sede. Guarda caso, proprio un udinese nato in via Bersaglio, Bonaldo Stringher, guiderà da Roma l’economia dell’Italia tutta per i trent’anni successivi!
E poi c’è il giardino, che visiteremo con quel terreno a onde, morbide, in discesa fino a piazza I maggio, con le piante secolari, oggetto di studi di Massimo Asquini e di Francesca Venuto.
Aveva, dunque, ragione Giorgio Vasari a ricordare già nel 1568 nelle sue Vite la carriera di Andrea Palladio, il quale fece in «Udine del Friuli» una villa «al signor Floriano Antonini».
Una villa indimenticabile, aggiungiamo noi del Genius.
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