Il passato non si dimentica e Teresa Battaglia dovrà indagare su se stessa

La scrittrice gemonese Ilaria Tuti parla del suo nuovo romanzo “Madre d’ossa”, già in libreria. «Il male latente riaffiora e si chiariranno gli indizi che erano già emersi nei romanzi precedenti»

Laura Pigani

Il suo viso è sporco di sangue e tra le braccia trattiene un ragazzo privo di vita. La commissaria Teresa Battaglia, non più poliziotta, non sa cosa sia successo. Perché si trova in mezzo al bosco? La confusione generata dal progredire dell’Alzheimer non offre spiegazioni plausibili.

Ma è proprio indagando su se stessa, con il fiuto del collega Massimo Marini, che la verità verrà a galla nelle pagine vergate, nero su bianco, dalla scrittrice gemonese Ilaria Tuti: il suo ultimo romanzo, “Madre d’ossa” (Edito da Longanesi, 400 pagine, 22 euro), è nelle librerie e online da martedì 6 giugno. Archiviato il successo della serie tv Rai tratta da “Fiori sopra l’inferno”, ora c’è un altro caso da risolvere, un altro thriller che prende vita tra le bellezze del Friuli Venezia Giulia.

«Tutti gli indizi seminati in “Figlia della cenere” e in “Ninfa dormiente” – spiega Ilaria Tuti – qui saranno chiariti, questa è comunque una storia auto-conclusiva, che non ne lascia di nuovi aperti: i tre romanzi sono una sorta di trilogia all’interno della serie sulla Battaglia. In questo libro c’è il male latente che viene fuori: già in “Ninfa dormiente”, Teresa nel suo diario si era appuntata la nota: “Madre d’ossa. Stai attenta” per riuscire a ricordarsi del pericolo, dopo che un personaggio misterioso l’aveva messa in guardia.

Senza saperlo si era avvicinata a un mistero, a una organizzazione di persone che lavora nell’ombra e che si era sentita minacciata da lei. E il male riaffiora attraverso ossa antiche e recenti che raccontano una storia.

Un enigma che Teresa e Massimo, pronto a mettere in gioco reputazione e carriera, dovranno svelare per arrivare alla verità».

Le ossa sono un simbolo importante, da un punto di vista antropologico. «Nell’antichità – chiarisce Tuti – erano il simbolo della rigenerazione, una porta per accedere all’altra vita dopo la morte. In un tempo circolare, alla morte seguiva infatti la rigenerazione».

L’indagine porterà la commissaria e la sua squadra a Gemona, Venzone, ma soprattutto nelle zone di Cividale e limitrofe con una storia millenaria alle spalle. «È anche una riflessione su come le radici possano essere una forza – sottolinea la scrittrice –, ma allo stesso tempo anche un’ancora che ti porta a fondo. Ci sono tradizioni che pesano sulle famiglie e su chi si sente incaricato di portarle avanti: difficile a volte trovare equilibrio per stare a galla».

Teresa combatte contro una malattia sempre più insidiosa, che sembra imprigionarla ogni giorno di più. «In aiuto – indica Tuti – ricorre il suo grande istinto di sopravvivenza, il suo bastare a se stessi, che l’ha portata a scriversi biglietti e a trovare strategie per aiutarsi a ricordare.

Non dimentichiamoci che lei è una sopravvissuta: quando Marini l’ha incontrata, era sola». Teresa e Massimo sono personaggi in evoluzione fin dall’inizio grazie alla vicinanza reciproca. Lei, prima molto rigida, inizia ad aprirsi alle altre persone, grazie al giovane ispettore che le ha fatto capire che la squadra può essere la sua famiglia anche senza legami di sangue.

E lui, inizialmente sperduto, libro dopo libro trova grazie a Teresa la sicurezza che prima non aveva, tanto da spingerlo a rompere perfino le regole pur di fare la cosa giusta. «La sua fiducia in Teresa Battaglia è praticamente una fede – osserva la scrittrice gemonese – e lo porta a mettere a rischio la sua squadra e la propria carriera». Nonostante le difficoltà, non è detto che questa sia “l’ultima volta” di Teresa.

«Tanti autori dicono basta e poi tornano a scrivere del loro protagonista – chiarisce Tuti – per cui non me la sento di dire che questo sarà l’ultimo romanzo con la Battaglia, non sono ancora pronta. Se dovessi trovare un’altra storia giusta per lei, scriverei ancora. Certo è che non ci sarà nessun passaggio di testimone: uno spin off con Marini e basta non lo farei, impossibile scrivere una storia incentrata su di lui senza Teresa.

È lei che ha sempre mosso le fila delle indagini. Parri, Alice, Parisi, De Carli... ognuno ha il proprio ruolo e fa da contorno. Soltanto in questo romanzo Teresa e Marini sono protagonisti al cinquanta per cento». Con una squadra che continua a restare accanto a quella che considera ancora la propria commissaria.

«Spero di riuscire a emozionare i miei lettori – chiude la scrittrice friulana – con un personaggio imperfetto ricco di spunti. Come è accaduto a Francesca, una lettrice che mi aveva lasciato una lettera straziante, bellissima, in cui spiegava che grazie a Teresa è riuscita a trovare la forza di uscire da un periodo buio. A lei ho dedicato questo ultimo mio romanzo». 

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