Il ritorno a casa di Bruna Sibille-Sizia l’artista dimenticata

Paolo Medeossi
I veri scrittori, soprattutto quelli dimenticati e ignorati, hanno il diritto di tornare prima o dopo a casa, nel loro nido, nel luogo dove tutto cominciò. Lo devono fare (anche se non ci sono più) per veder proposta la loro opera come merita, andando così incontro a chi può leggerli e conoscerli nel giusto modo. È quanto avverrà domani, venerdì 20 dicembre, a Tarcento, dove finalmente si ridarà voce a Bruna Sibille-Sizia, la scrittrice, giornalista, poetessa, fotografa, scomparsa nel 2009 e da allora finita in una sorta di vuoto e di silenzio inspiegabile.
Ma adesso Bruna torna a far parlare, a essere ascoltata, come forse non era accaduto nemmeno quand’era in vita, pur avendo alle spalle una produzione intensa, tra i 15 libri pubblicati e gli articoli scritti per la stampa regionale e nazionale fin dal 1946. Tito Maniacco disse di lei che è stata la nostra prima e miglior narratrice in prosa degli anni Cinquanta. Il suo, in chiave friulana, è un caso unico fra rimozione ed emarginazione letteraria, di fronte al quale assume il significato di una clamorosa riscoperta l’uscita recente di un libro («Una voce carpita e sommersa», edizioni Kappa Vu) che della scrittrice tarcentina narra tutto, tra vita e arte, grazie alla ricerca svolta da Martina Delpiccolo, che si è immersa con passione nella forza e nelle emozioni di quanto Sibille-Sizia ci ha lasciato, unendo i frammenti di un’esistenza complessa, affrontata da donna di talento, libera, indipendente, impegnata politicamente fin dal tempo della gioventù partigiana. Certo, una donna emancipata, anticonformista, con tutto quanto lo stridore che questo comportava nella realtà di un piccolo centro o di una provincia.
A colmare ogni vuoto e oblio ci pensa adesso il libro che, come afferma nella postfazione Angelo Floramo, grazie «all’impegno di una giovane e talentuosa ricercatrice», riscopre e svela alla nostra letteratura un personaggio singolare, perché esprime «una voce onesta, cruda, capace al contempo di vibrare e di tagliare, di accarezzare e di prendere a schiaffi l’apatia, la maligna indole o la subdola indifferenza di un mondo borghese, tranquillamente abituato ad accoccolarsi nei ripostigli delle sue tante ipocrisie pur di non dover mai scegliere o peggio rischiare».
Il libro è già stato presentato a Udine in un teatro San Giorgio affollatissimo, ma il nuovo appuntamento di Tarcento, in sala Margherita, inizio alle 20.30, organizzato dal Cict in collaborazione con Kappa Vu e Anpi, ha l’importanza simbolica di un ritorno a casa per Bruna, che lì era nata il 17 marzo 1927, figlia di Giovanna Totis, friulana, maestra, e dell’ufficiale degli alpini Gerardo, piemontese. Nel suo doppio cognome, con quella lineetta che insieme separa e unisce (come spiega nel libro Martina Delpiccolo) ci sono echi e sonorità misteriose in grado di evocare tante cose, anche un richiamo, perché no?, a un’altra scrittrice “scandalosa” come fu Sibilla Aleramo.
Bruna nacque in una grande casa a Borgo Leschiar e la sua origine, con i racconti che lei ne fece, sarà ricordata in sala Margherita dove si spiegherà anche l’eccezionale clima culturale creatosi in riva al Torre nel secondo dopoguerra, segnando un fermento e una rinascita che aveva un punto di riferimento proprio in Sibille-Sizia (amica di Pasolini, Maniacco, i fratelli Basaldella, Morandini, Menichini e altri personaggi e artisti dell’epoca). L’autrice de “Una voce carpita e sommersa” proporrà venerdì due inediti, trovati nell’archivio di Bruna e conservati dalla figlia Barbara, finora mai analizzati. C’è anche la straordinaria registrazione di una trasmissione radiofonica della Rai, “Oggetto libro”, risalente al 1985 in cui Luciano Morandini intervistò Carlo Sgorlon a proposito del suo romanzo sui cosacchi appena uscito, “L’armata dei fiumi perduti”. Durante il programma intervenne Sibille-Sizia, che per prima aveva scritto dei cosacchi in Friuli già a fine guerra, ne “La terra impossibile”. Documento audio dunque molto interessante, vista l’attenzione con cui attualmente si sta riesaminando pure l’opera di Sgorlon il quale, interpellato da Morandini, ammise di aver tratto “suggestioni” dall’opera precedente di Sibille-Sizia. A Tarcento sarà inoltre letto da Claudio Mariotti il racconto “Gioventù”, apparso sul Messaggero Veneto il 13 giugno 1950. —
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