Il teatro di Pia Fontana scrittrice sacilese dell’oscura modernità

UDINE. Bella occasione, stasera ad Artegna e domani a Codroipo, per conoscere il teatro di una scrittrice sacilese, Pia Fontana, mancata nel 2009. Sicuramente più conosciuta come romanziera, feroce ritrattista di una contemporaneità allo sbando tra la persistenza ipocrita di valori tradizionali e spinte, spesso altrettanto ipocrite, verso un più aperto e disinvolto concetto di libertà, Pia Fontana ha lasciato un bel numero di scritti per il teatro. Uno dei quali, La festa per l’imperatore, che le valse una contrastata e controversa assegnazione del Premio Flaiano 2006, è ambientato nella nostra Giassico in occasione dell’annuale celebrazione per il genetliaco di Francesco Giuseppe. Un teatro, quello della Fontana, che punta alla rappresentazione della modernità, si nutre della quotidianità, ne sviscera gli aspetti più oscuri, quelli che agiscono nel profondo e che emergono deflagrando e destabilizzando. E, come nel Bernhard migliore cui è stata associata la scrittura della Fontana, sullo sfondo di una provincia sonnolenta e indolente e, più in generale, di una società che, cancellando gli dei, ha eliminato gli eroi.
«Come nel caso di Eclisse totale, lo spettacolo in scena ad Artegna e Codroipo – sottolinea il regista Franco Però –, dove l’eclisse rimanda non tanto a un fenomeno astronomico, ma piuttosto riguarda i comportamenti, la sensibilità e la superficialità che informa oggi i rapporti tra le persone». Il testo, come in molti lavori della Fontana, si rifà alla cronaca. «Sì, in questo caso – conferma Però – il morto sulle rive triestine di Barcola durante un affollato pomeriggio d’estate. Lì, solo un lenzuola bianco, piccola parvenza di umana pietà, mentre intorno continua il rito della vacanza». Quella vacanza che cercano i due protagonisti della pièce, interpretati da Ivana Monti e da Cochi Ponzoni, che viene per un poco sconvolta dal cadavere portato dalla marea e da una vedovella piacente e un giovane in cerca di evasioni estive. «Il tutto – spiega il regista triestino – in un dialogato dai tempi comici irresistibili. Che la commedia, pur nell’amarezza di fondo che la permea, è anche molto divertente nel suo mettere in primo piano conflitti che nascono dai comportamenti che questa nostra società ci impone e che noi, esseri oramai essenzialmente sociali prima che umani, accettiamo supinamente». (ma.bra.)
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