Illegio, in 20 mila da tutta Europa sul cammino di Pietro

Don Geretti: «In tempo di crisi il risultato vale doppio» E nel 2014 “I monti di Dio”, dall’Ararat al Sinai al Calvario

TOLMEZZO. Il cammino di Pietro saluta Illegio, ma il Comitato di San Floriano ha già bene in mente il programma 2014. Perché con 20 mila visitatori arrivati da tutta Europa – «in tempo di crisi è un risultato che vale doppio», sottolinea don Alessio Geretti, curatore della mostra insieme con Serenella Castri – e un incarico arrivato direttamente dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, tutti in Carnia puntano al bis e vogliono centrarlo con un omaggio alle Alpi: 50 opere di 40 artisti – fra cui Lorenzo Monaco, Sandro Botticelli e Nicholas Roerich – descriveranno I monti di Dio.

«Vogliamo dare uno sguardo a quello che nella scrittura e nell’esperienza cristiane di secoli è avvento fra Dio e l’uomo sopra una certa altitudine», spiega don Geretti, un’altra mostra curata dal quale, Dipingere il mistero, è visitabile in Sant’Antonio Abate a Udine fino al 20 ottobre. «Nella Bibbia – precisa – molti avvenimenti importanti si sono svolti sopra un monte: Ararat per l’arca di Noè, Mosè sul Sinai riceve le tavole della legge, ci sono poi i monti della Trasfigurazione, del Calvario, delle Beatitudini.

Non sono vette di enorme altezza paragonabili alle nostre montagne, ma il monte è un luogo particolare di prossimità fra Dio e l’uomo. Anche nella vita cristiana le montagne diventano spesso luoghi di eremitaggio, di ricerca della trascendenza. Perché sono luoghi privilegiati per incontrare l’altro lato del mondo. È una manifestazione di intenti che chiarisce perché collochiamo questi episodi artistici proprio a Illegio».

E nel piccolissimo borgo pietroso, domenica scorsa i cinque mesi dedicati al “cammino di Pietro” hanno lasciato il passo al riposo e al silenzio. Perché la mostra ufficiale dell’Anno della fede (in anteprima a Castel Sant’Angelo) ha portato a Illegio visitatori da tutta Italia e da tutta Europa, in prevalenza dalle vicine Austria e Germania, ma anche dalle repubbliche slave, da Francia, Spagna, Svizzera, Olanda e addirittura significative presenze da Turchia, Regno Unito e Repubbliche Baltiche, Lettonia in testa, senza dimenticare le visite fuori dal nostro continente con presenze anche da Australia e Stati Uniti.

«È stato un particolare onore che sia stata domandata quest’anno, dalla Santa Sede, come la mostra ufficiale dell’Anno della fede, motivo d’orgoglio per tutto il Comitato – spiega don Geretti –. I visitatori sono usciti tutti con un entusiasmo e un’emozione più intense del solito perché il racconto della vita di Pietro, la forza delle opere esposte, l’intensità spirituale dei passaggi messi in scena con l’arte, la qualità delle giovani guide e qualche piccolo ritocco nell’allestimento hanno consentito una percezione superiore, una mostra che più delle altre è riuscita a parlare al cuore mettendo in movimento emozioni forti e riflessioni spirituali».

L’elevata visibilità garantita dall’esposizione romana ha portato con sé qualche critica, non al merito, ma al metodo. «Si è trattato di un problema interno alla Soprintendenza per il polo museale romano che di fatto ha generato quell’episodio e ha usato en passant il caso della mostra a Castel Sant’Angelo, ma con obiettivi trasversali», spiega don Geretti che non si nasconde affatto. Anzi aggiunge: «Siamo stati solo un’occasione, ma la faccenda è in qualche modo in fase di risoluzione. Non abbiamo neanche reagito perché erano cose molto campate in aria e strumentali. Il Comitato di San Floriano è un ente non commerciale senza fini di lucro, con un’attività in pareggio, senza utili per statuto. E di sicuro chi lavora con l’arte sa che è difficilissimo fare utili in cultura».

Molti ogni anno gli ospiti di spicco che salgono a Illegio, e non soltanto appartenenti alla gerarchia ecclesiale. Quest’anno, a sorpresa, è arrivato anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi – noto per la scarsa diplomazia –, che ha speso particolari parole di encomio per l’eccellenza delle opere esposte e per l’allestimento, soffermandosi con speciale interesse su Pietro medita in carcere di Giovanni Serodine.

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