Italiani e tedeschi: così diversi, così uniti. Un matrimonio di interessi convergenti

L’ambasciatore della Repubblica federale di Germania, Viktor Elbling, nel corso della sua breve visita a Udine e in regione, martedì 5 novembre (alle 17) incontrerà i cittadini in sala Ajace, a palazzo D’Aronco. Interverranno il sindaco di Udine, Pietro Fontanini, e il rettore dell’Università degli studi di Udine, Roberto Pinton. Modererà l’incontro il direttore del Messaggero Veneto, Omar Monestier.
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UDINE. Un detto diffuso recita che i tedeschi amano gli italiani, ma non li stimano, mentre gli italiani stimano i tedeschi, ma non li amano. Quanti pregiudizi e quanti luoghi comuni offuscano ancora le relazioni tra i nostri due Paesi! Eppure, Italia e Germania hanno conosciuto uno sviluppo storico parallelo.
Entrambi frammentati per secoli, giungono molto tardi e quasi negli stessi anni (1860-1871) all’unità nazionale; vedono affermarsi nel Novecento due regimi dittatoriali affini e alleati; ricostruiscono su analoga base una repubblica democratica; si affermano, infine, come potenze industriali mondiali con il cosiddetto "miracolo economico", fondando insieme il primo nucleo della futura Unione Europea.
E cosa sarebbe mai la cultura tedesca senza quella italiana? Almeno a partire dal viaggio in Italia di Goethe, l’esperienza nel paese "dove fioriscono i limoni" è stata considerata fondamentale per la formazione di un tedesco mediamente colto; gli architetti d’oltralpe hanno preso a modello il Rinascimento italiano; le città della Germania si sono ispirate a Roma e Firenze; le opere d’arte italiane hanno costituito l’oggetto principale d’interesse dei musei tedeschi.
Bach ammirava Vivaldi e perfino Wagner nella sua giovinezza dimostra di conoscere a fondo quel melodramma italiano da cui prenderà poi le distanze. In tutte le sue variegate espressioni, la Germania ha trovato nell’arte del nostro Paese un riferimento imprescindibile.
Al punto che si potrebbe affermare che uno degli elementi caratterizzanti della cultura tedesca sia proprio la sua immagine dell’Italia. E sebbene questo rapporto non sia reciproco, non c’è dubbio che anche gli scrittori e gli artisti italiani hanno spesso guardato alla Germania con interesse.
Rinchiuso nelle prigioni di Castel dell’Ovo per la sua partecipazione ai moti del 1848, Francesco De Sanctis iniziò a tradurre i versi del Faust di Goethe; un amore condiviso da Benedetto Croce, di cui è noto il dialogo con Thomas Mann.
Il compositore triestino Feruccio Busoni scelse Berlino all’Italia e buona parte della migliore filosofia italiana contemporanea si è formata nello studio dell’idealismo tedesco. Per non parlare dei tantissimi giovani italiani che negli ultimi due decenni sono rimasti incantati dal fascino metropolitano di Berlino, città creativa per eccellenza.
A tenere insieme Italia e Germania c’è del resto l’interscambio commerciale: circa 128 miliardi di euro nel 2018, una cifra enorme, che dà conto dell’intreccio tra i due sistemi manifatturieri più importanti d’Europa. Per l’Italia la Germania è il primo paese al mondo per import/export; per la Germania l’Italia occupa un posto tra il quinto e il sesto.
Se in Germania ci sono oltre 2.100 imprese partecipate o controllate da capitale italiano, che offrono lavoro a 81.000 dipendenti, in Italia gli investimenti tedeschi sviluppano 125.000 posti di lavoro in circa 1.800 aziende. E sono oltre 10 milioni i turisti che ogni anno giungono dalla Germania a trascorrere le loro vacanze nel nostro Paese. E ciò vuol dire che in Italia un turista su quattro è tedesco.
Senza dimenticare che in Germania vivono all’incirca 650.000 cittadini italiani. D’altra parte, proprio le politiche economiche costituiscono da anni un punto di attrito nelle relazioni tra i due paesi.
Gli italiani guardano al surplus commerciale della Germania con sospetto e la ritengono responsabile di un rigore finanziario dannoso per i propri interessi. I tedeschi temono di dover pagare il conto di debiti altrui e accusano l’Italia (e Draghi) di aver impoverito i risparmiatori con tassi di interesse congelati.
È facile che in tempi di recessione i pregiudizi reciproci si rafforzino, dando vita a una spirale senza fine. Solo il dialogo e la conoscenza reciproca possono contribuire a trovare soluzioni, in un interesse necessariamente comune.
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