Jannacci, Gaber e Milano: nasce la stagione dei cantautori
Omaggio all’inventore del teatro canzone. Concerto stasera alla Loggia del Lionello

C’era una volta la Milano del Derby, dei locali dove si faceva cabaret, dei night club dove si andava a ballare fino a notte fonda. E c’erano una volta i Due Corsari, giovani studenti milanesi che iniziavano a esibirsi nei locali cantando “canzonette” ironiche (“Una Birra please”, Tintarella di Luna...).
Erano Enzo Jannacci e Giorgio Gaber, amici fin dall’infanzia, che iniziavano a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo.
Siamo agli inizi degli anni Sessanta. Milano era una città in pieno boom economico (cantieri ovunque, la periferia si stava trasformando inglobando i paesi dell’hinterland), in cui arrivavano migliaia di persone in cerca di lavoro.
Anni di crescita e di voglia di spensieratezza. Ed è a Milano che nasce infatti una importante scuola di cabaret, in cui si affacciano Jannacci e Gaber (che poi però prenderanno strade diverse), Cochi e Renato, Felice Andreasi, Lino Toffolo e poi Diego Abatantuono, Massimo Boldi...
La casa di tutti era il Derby Club, dove ci si esibiva la sera, anzi la notte. Ed è in quel locale che passa tutta la comicità milanese, fino al momento del declino alla fine degli anni Settanta quando alla Milano da ridere incomincia ad affacciarsi la Milano da bere.
Jannacci si presenta sul palco e canta le sue canzoni stralunate, protagonisti sfigati, disgraziati, zingari, barboni (con le scarpe da tennis): un’umanità dolente e universale, perché oggi come allora si muore ancora sotto un mucchio di cartoni.
E se le Vincenzine non aspettano più i mariti davanti alle fabbriche è soltanto perché oggi le fabbriche sono chiuse o sono state automatizzate e gli operai non servono più...
Dopo l’esordio rock con l’amico Enzo, Gaber scrive canzoni melodiche e raggiunge il successo con “Non arrossir”, “La ballata del Cerutti”, “Goganga”. Va spesso in televisione. Poi scopre un’altra strada: «Il teatro mi era più congeniale, mi divertiva di più, mi permetteva un'espressione diretta, senza la mediazione del disco o di una telecamera frapposta tra l'artista e il suo pubblico».
Nasce il Teatro canzone, grandi spettacoli scritti assieme all’amico Sergio Luporini: canzoni e monologhi in cui ritrae la società italiana, ne racconta la trasformazione negli anni Settanta e Ottanta, con ironia e acutezza. Si parla di politica, del logoramento della coppia, del Sessantotto, della società dei consumi...
Le strade di Gaber e Jannacci si incrociano nuovamente negli anni Ottanta per un disco e uno spettacolo teatrale (Aspettando Godot). Quando Gaber muore, 20 anni fa, Jannacci (scomparso nel 2013) riesce solo a dire: «Ho perso un fratello».
La Notte dei lettori ha scelto di ricordare Gaber con un concerto, oggi alle 22.30, alla Loggia del Lionello, “ Libertà è partecipazione”: sul palco Carlo Feruglio (voce e tastiera), Ego Zanin (batteria), Gabriele Marcon (tromba), Sandro Marcon (basso), Giovanni Maran (chitarra).
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto