Jovanotti e il suo nuovo tour: "Mi sento un Don Chisciotte per la forza d’immaginazione"

MILANO . Jovanotti è partito, il tour si è messo in moto da Milano e lo ha fatto con un tutto esaurito al Mediolanum Forum di Assago. Resterà qui per dodici concerti, molti già sold out, e si sono aggiunte due esibizioni rispetto al primo calendario.
Ma la prima data (delle 58 totali in programma) è sempre la più emozionante, la più adrenalinica e anche per Lorenzo non è come le altre. Lo show arriverà a Firenze dal 10 marzo per 9 appuntamenti.
Il sipario è calato da circa un’ora quando Lorenzo arriva in sala stampa. Sembra che non siano passate due ore e mezza di spettacolo tale è la vitalità, l’allegria e la disponibilità con cui incontra i giornalisti.
È un fiume in piena, un vulcano di emozioni, di ricordi e di parole, incontenibile, difficile da fermare (anche per il suo ufficio stampa). «Il debutto è sempre frastornante – dice il cantautore toscano – devo ancora rendermi esattamente conto di cosa è successo. Certo che uscire e vedere tutto quel pubblico è una botta pazzesca».
Si aspettava una risposta di questo genere dal pubblico?
«Il gradimento del pubblico si basa sull’esperienza dei precedenti show che quindi penso siano piaciuti. Da questa fiducia deriva per me una grande responsabilità e senso del dovere e quindi mi sento in obbligo di fare sempre meglio.
Oltretutto avevo paura a partire vicino all’uscita del disco, pensavo che il pubblico non lo avesse ancora metabolizzato e invece non è così. Ho comunque concentrato i brani del nuovo disco all’inizio alternandoli con delle super hit».
Quale è quindi la chiave di lettura di questo tour?
«Innanzitutto deve essere una festa rock ’n’ roll, poi è un concerto eccitante, luminoso, con la voglia di stupire, di non mollare mai, pieno di allegria ed energia. È uno spettacolo in cui racconto di una visione, di come io vedo le cose, con fantasia e forza d’immaginazione, è una festa in musica è poter celebrare il sentirsi vivi.
Inoltre in tutti questi anni ho imparato che la musica va suonata bene e con le cose semplici è più difficile suonare e starci dentro. Penso ai Pearl Jam o alla E Street Band è tutto asciutto, essenziale. In qualche modo questa di asciugare è una lezione imparata da Rubin, è un concerto semplice, alla fine tranquillo».
Il concerto si apre con un cartoon il cui protagonista è Don Chisciotte, come mai questa scelta?
«È l’immagine e i sottotitoli di partenza della costruzione dello spettacolo. Negli ultimi tour c’era l’idea del super eroe spaziale; recentemente però mi è capitato di leggere una nuova traduzione in spagnolo moderno dell’opera di Cervantes da cui ho capito che il cavaliere ha 51 anni, la mia età. È un segno quindi: anche io alla stessa età sono come lui».
Quindi anche lei è un Don Chisciotte?
«Mi sento come lui per vicinanza alla forza d’immaginazione, per la volontà di essere vivi e trasfigurare la realtà. L’ho usato come un trampolino. Tutto lo spettacolo è oltraggioso nell’essere colorato, ritmico, è un tentativo folle di opporsi alla cupezza attraverso il romanticismo, lo slancio, le grandi e folli imprese».
Ma perché proprio questo personaggio?
«Perché è un mito fondante, insieme a Ulisse fa parte della leggenda della letteratura. Ha lati ironici, tragici, in sostanza è l’essere umano nella sua forma più smagliante. È un visionario, intramontabile, eterno».
Il video iniziale si conclude con un recitato. Da dove arriva?
«Cercavo delle frasi di Cervantes e ho sentito questa, bellissima, che però poi ho scoperto non essere del poeta spagnolo. L’ha scritta Corrado D’Elia un attore e regista. Gli ho chiesto di usarla e poi l’ho affidata alla voce di Miguel Bosè che ne ha fatto due versioni: una in italiano l’altra in spagnolo. Alla fine abbiamo pensato che avrebbe funzionato meglio in spagnolo perché obbligava alla lettura dei sottotitoli catturando maggiormente l’attenzione».
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