La crisi di Chiesa e Politica, a Lignano ne parla l’ex direttore di Rai 1 e Tg2 Mauro Mazza
Nella mattinata di domenica 14 luglio la presentazione del saggio Lo Stivale e il Cupolone: «Vaticano e Stato hanno preso strade diverse, sono una coppia in crisi»

LIGNANO. Si intitola “Lo stivale e il cupolone. Italia-Vaticano: una coppia in crisi” (240 pagine, 19,50 euro) il libro di Mauro Mazza, protagonista dell’appuntamento di domenica 14 luglio della rassegna “Un libro…un caffé” a Lignano Pineta. L’autore, noto per la sua lunga carriera giornalistica che lo ha portato a diventare direttore di Rai1, Tg2 e Rai Sport, incontrerà il pubblico al Kursaal alle 11.
Mazza, com’è nato questo lavoro?
«Su proposta dell’editore, Il Timone, che mi ha cercato per suggerirmi questa piccola avventura. Ho accettato e ho raccolto riflessioni che non sono solo frutto del momento, ma che ho approfondito nel corso degli anni».
Italia e Vaticano stanno compiendo un processo di rinnovamento che, all’interno di una coppia, spesso porta a un allontanamento: è questo che accade?
«Quando una coppia va in crisi le colpe non sono equamente divise: nessuno può dirsi non responsabile. Questo allontanamento, che è un dato oggettivo, tra l’Italia politica e la religione cattolica, è inconfutabile. Non si tratta di una frattura di antichissima data perché momenti di crisi ce ne sono stati, lacerazioni e polemiche tra la Democrazia Cristiana, che è il partito di ispirazione cattolica, e la Chiesa stessa. Ci sono stati anche contrasti personali tra De Gasperi e Pio XII che racconto nel libro, ma non hanno intaccato il cuore di questa sintonia. Fino a Papa Wojtyla i rapporti erano buoni perché a differenza dell’Europa, che ha un po’ sposato il laicismo, l’Italia, ospitando la sede della Chiesa Cattolica rappresentava, negli anni ‘80 e ‘90, un’eccezione».
E poi?
«Le cose sono cambiate velocemente. L’Italia ha raggiunto nell’ateismo gli altri paesi europei e fa parte di quell’Europa che nel libro io definisco “dirittificio”. Questo è un problema che riguarda sì la Chiesa e chi ha a cuore la spiritualità, ma anche chi ha a cuore il futuro dell’Europa. Rinunciando ai valori è difficile immaginare un futuro florido e ricco anche culturalmente».
Oggi facciamo fatica a credere?
«Il credere a tutto è diventato non credere più a nulla. L’Europa che insegue i diritti individuali è diventata un paese che dimentica i suoi valori fondativi. Non sono contro i diritti delle persone, ma sono per l’affermazione di tutti i diritti che non ledono la dignità delle persone. La dignità delle persone dovrebbe essere una bussola e invece viene dimenticata, accantonata, non considerata e questo è un problema per tutti, per chi crede e per chi non crede».
Tra l’Italia e la Chiesa chi ha bisogno di una maggiore elasticità mentale?
«Abbiamo probabilmente sbagliato tutti: laici e sacerdoti. La chiesa che sta vivendo l’ultimo periodo di Papa Bergoglio è una chiesa che non sempre dà le risposte che ci si attenderebbe. Il “Chi sono io per giudicare?” è un’altra domanda e non una risposta. L’essere umano ha bisogno di una chiesa che dia risposte non che faccia altre domande. E che dia risposte sulle domande ultime, non che intervenga sulle riforme istituzionali o su questioni sociali. Il Papa viene citato da una parte politica quando parla di immigrazione o di clima e dall’altra parte quando condanna l’aborto o le forme di soppressione della vita. Farsi tirare per la giacchetta è la conseguenza di questo andamento ondulante della chiesa. Dall’altro lato c’è una politica che inseguendo i diritti, dimentica i doveri, le cose fondamentali, il benessere delle persone a vantaggio di politiche che guardano ad altre cose che non sempre interessano la gente che lavora».
Quando scrive?
«Ho sempre lavorato molto e il tempo per la scrittura e la lettura è stato difficile da trovare. Ora che lavoro un po’ meno riesco a ricavare il tempo con maggiore facilità e penso quindi che usciranno presto anche altre opere».
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