La solitudine del separato: cosí si esce dall’inferno

UDINE
Una storia vera, quella di due bambine che subiscono la separazione dei genitori, la storia di un affidamento controverso, e dei drammi che con meticolosa e crudele prevedibilità attraversano la loro vita, compresa l'indifferenza e l'inerzia colpevole degli operatori che a vario titolo entrano in un gioco al massacro troppo frequente ancora oggi. Sullo sfondo un litigioso universo giuridico che alimenta un conflitto utile solo alla parcella. Sono questi a grandi linee i contenuti dell'ultimo libro di Alfredo Poloniato, friulano, già cestista in serie A, il padre protagonista e narratore della vicenda, intitolato "L'affidamento delle palle al piede" pubblicato da Caosfera che oggi alle 18 alla libreria Friuli, sarà presentato a pubblico in una conversazione con il giornalista Nicola Cossar.
. Abbiamo chiesto all'autore perché a distanza di tanti anni ha sentito il bisogno di scrivere una storia cosí personale e drammatica.
Al tempo in cui accadevano i fatti descritti - ci risponde - mi è capitato di confrontarmi con numerosi altri padri separati e mi sono subito accorto che le nostre storie avevano tanti punti in comune. È sorta in me la consapevolezza che la mia tragica vicenda personale non era qualcosa di unico, ma si inseriva in un piú vasto fenomeno sociale che toccava tutti quei padri separati che non volevano essere estromessi dalla vita dei figli ed erano convinti che era un diritto dei figli poter disporre di entrambe i genitori, anche se non conviventi. Ecco, a quel punto mi sono convinto che la mia storia non era piú una cosa solo mia, ma diventava una cosa da rendere pubblica a beneficio mio e degli altri.
Non crede che sarebbe stato meglio per le sue figlie dimenticare fatti cosí dolorosi invece che conoscere la verità?
Le mie figlie sono adulte, una è già madre e vivono la loro vita serenamente. La vicenda descritta è avvenuta piú di vent’anni fa; prima di scrivere il libro ne abbiamo parlato e ho comunque ottenuto il loro benestare. Quasi tutto ciò che riguarda i personaggi del libro per loro non sono rivelazioni o novità; diverso invece è per la seconda parte del libro, quella riguardante gli atti giudiziari veri e propri e i miei rapporti con il tribunale, con gli avvocati e con il consultorio familiare. Quella è la parte piú inquietante del libro e io penso che quelle "verità" (sono atti ufficiali e non opinioni, tengo a sottolinearlo) devono essere conosciute da tutti e non dimenticate.
Nonostante l'esperienza vissuta, ha ancora fiducia negli strumenti giudiziari?
Bisogna fare dei distinguo: io credo nelle leggi che abbiamo, nelle istituzioni e nella struttura che si è dato lo Stato. Ho percorso diversi gradi di giudizio, dal tribunale ordinario alla Cassazione, dal tribunale dei minori al giudice tutelare proprio perché avevo totale fiducia in questi organismi. In base alle esperienze fatte e al mio vissuto dichiaro tranquillamente che oggi, purtroppo, non posso nutrire alcuna fiducia nelle persone preposte all'applicazione dei regolamenti e dei meccanismi giudiziari. Purtroppo è cosí.
A conclusione di questa sua esperienza, quale consiglio si sente di dare a una persona che inizia un percorso di separazione coniugale?
Il consiglio che mi sento di dare a chi inizia un percorso di separazione è quello che ho messo in pratica per me, a suo tempo e che, autonomamente, stanno sperimentando i giovani padri di oggi: leggere, imparare, confrontare le proprie esperienze con quelle degli altri per capire meglio cosa vogliamo e dove vogliamo arrivare. E poi bisogna avere l’umiltà e il coraggio di mettersi sempre in discussione, di esaminare noi stessi per identificare le priorità nostre e dei figli. Dividere e gestire separatamente il "problema di coppia" (se c'è) da quello della paternità.
Gabriele Giuga
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