La storia del Friuli raccontata attraverso le cartoline dei paesi

UDINE. Il Friuli in cartolina. Migliaia di lastre, negativi e diapositive raccontano la storia del territorio e delle sue attività commerciali. Li conserva l’udinese Aldo Segale, già titolare della Cartolnova di via Milazzo, figlio di Dante che prima di lui faceva l’agente di commercio e che, tra le tante cose, consegnava pure le cartoline. Spesso Aldo e Dante immortalavano i luoghi e proponevano gli scorci a chi poi vendeva le cartoline ai militari, agli operai e ai primi turisti spinti dal boom economico sulle nostre montagne e sulle nostre spiagge. Scrivere una cartolina allora era come affidare oggi i pensieri ai social.
Segale ha iniziato a digitalizzare le immagini molto prima di Google e del Touring Club Italiano che, in collaborazione con Musicart il team di Google Arts&Culture, hanno portato online una raccolta di 5 mila cartoline per raccontare la storia del Novecento. Aldo lo fa da anni, anche lui vuole racconta un pezzo di storia urbanistica e sociale del Friuli attraverso i paesi in bianco e nero come molti di noi non li hanno mai visti. Il suo archivio testimonia i passaggi di testimone delle tabaccherie e delle rivendite di giornali, tratteggia il prima e il dopo terremoto del 1976.
Sfogliare i contenitori con Aldo, orgoglioso di «essere nato tra le cartoline», è come fare un tuffo nel passato. Segale ripercorre a ritroso la vita del padre Dante, l’agente di commercio che, a sua volta, ricevette il testimone dal padre Adriano, il nonno di Aldo, e che dal 1946 forniva le richiestissime cartoline in ogni luogo: da Savalons, frazione di Mereto di Tomba, alla Carnia, da Spilimbergo ad Anduins. «Tutti avevano piacere di far vedere al mondo che il paese si rinnovava». Aldo ne è certo perché indossava davvero i pantaloni corti quando faceva la “comparsa” negli scorci del Friuli. Erano gli anni in cui i gestori dei bar e delle tabaccherie chiedevano 500, mille copie e l’agente di commercio non poteva ordinare quelle quantità agli stabilimenti tipografici Alterocca di Terni o alle ditte milanesi. «Nacque allora la cartolina artigianale: l’esigenza di produrle ci ha costretto a fotografare, inizialmente facevamo stampare le immagini allo studio Brisighelli di Udine», racconta ancora Aldo provando a trasmettere anche le sensazioni che avvertiva quando percorrendo via della Rosta veniva attirato dall’odore dell’acido che usciva dallo studio fotografico.
Piccoli dettagli che descrivono i cambiamenti della città. Scatto dopo scatto, lastra dopo lastra, Segale ha documentato le trasformazioni del Friuli avvenute dal 1946 alla fine degli anni Novanta quando la cartolina finì nel dimenticatoio. E se sfoglia l’archivio del nonno va ancora più indietro. «A Fagagna c’erano due rivendite gestite da Frida Ermacora e Alfa Tesolin. Frida ordinava a noi le cartoline e io scattavo le fotografie, mentre Tesolin per disporre di immagini diverse le chiedeva ai fotografi locali. Uno per tutti Ursella». Aldo si sofferma sulla filosofia di quel narrare che richiedeva fotografie di gruppo con l’oste, il cuoco davanti all’osteria del paese e la Topolino parcheggiata poco più avanti.
Questa l’immagine scattata a borgo Solaris di Ravascletto nei primi anni Cinquanta. Molto richieste dai militari o dai minatori bresciani impegnati nella costruzione della diga di Faidona, le cartoline facevano conoscere il Friuli in tutto il mondo. Gli emigranti, a esempio, acquistavano volentieri quelle con i ballerini in costume friulano. «Riesce a leggere qui? “Balsamentarie”, erano le antiche salumerie di Precenicco», mi fa notare Aldo indicando sulla cartolina di Feletto Umberto il primo negozio di Arteni. «In quegli anni – aggiunge – era fondamentale far sapere che a Tricesimo c’era la stazione».
L’archivio Segale oltre al piccolo mondo antico racconta anche un pezzo di storia della fotografia. Dalla fototipia arriva all’utilizzo della fotografia, al ritocco colorato per finire con i vari tipi di stampa.
Negli anni Sessanta, a immortalare il Friuli da cartolina arrivavano fotografi da tutta Italia, come Sirena incaricato da Rotalfoto di Milano. L’archivio Segale documenta tutto questo, compreso la produzione dell’azienda di famiglia perché Dante Segale agli ordini allegava la cartolina sulla quale scriveva il numero di copie e il tipo di ritocco effettuato. «Ritoccato il cielo» si legge sulla cartolina di Fagagna. Per creare le nuvole bastava tamponare il negativo trasparente. Ma c’è di più perché sul retro delle cartoline veniva riportato il nome dell’editore che è lo stesso del rivenditore, dello stampatore, del fotografo, del commerciante e il tipo di brevetto magari Bromocolor. «Oggi nessuna compra le cartoline, in passato si vendevano 3,4 mila per volta. Sono orgoglioso – conclude Aldo con un po’ di malinconia – di aver fatto conoscere al mondo il Friuli, il mio archivio documenta il 95 per cento dei comuni».
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