La storia di Gilberto Barburini, pittore e art director, nella nuova opera di Mirella Branca

L’esperienza dello scenografo e pubblicitario friulano raccontata in un volume. È suo il marchio, ancora in uso, della storica azienda di prodotti derivati dal latte Torvis

Margherita Reguitti
Barburini nel suo studio a Milano e alcune delle sue creazioni
Barburini nel suo studio a Milano e alcune delle sue creazioni

Pittore del fantastico e scenografo d’avanguardia friulano prestato alla pubblicità. Gilberto Barburini (Sedegliano 1927-Udine 2016) ha vissuto e lavorato da protagonista nella Milano che, dagli anni Cinquanta agli Ottanta, è stata la capitale del design e fucina di talenti creativi e artistici al servizio del libero mercato e del consumo. Suo il marchio, tutt’oggi utilizzato, della storica azienda di prodotti derivati dal latte Torvis.

È recente l’uscita per Forum Editrice Universitaria Udinese del corposo volume “Gilberto Barburini. Grafica pubblicitaria e pittura”, curato dalla storica dell’arte Mirella Branca che raccoglie, analizza e interpreta, in una visione allargata e contestualizzata al periodo storico, la sua figura di pittore e art director di importanti agenzie pubblicitarie.

Nel volume i saggi, preceduti dalla premessa della moglie Carla Papucci, introdotti da Alessandro Pupo, docente alla Uniud che ricorda la donazione da parte della famiglia all’Ateneo di importati opere d’arte, della curatrice Branca, di Toni Fillino, centrato sul mondo fantastico della pittura di Barburini, e la nota biografica di Sara Adorinni, tracciano un suo ritratto preciso dell’uomo e del creativo.

«Ho voluto fortemente questa pubblicazione per far conoscere chi era mio marito» scrive la consorte nella premessa. Formatosi al liceo artistico di Venezia negli anni ‘40 frequenta lo studio di Vedova. Nel 1953 il diploma a Brera in Scenografia per diventare “mago del teatro” accanto a Emanuele Luzzati.

Dalla fine degli anni Cinquanta entra nel mondo della pubblicità a Milano, art director di importanti agenzie nazionali e internazionali, fra le quali Damioli per la quale segue i marchi di moda. Con Dino Buzzati lavora per la Peugeot.

«Le pagine pubblicitarie di Barburini sono riconoscibili per la loro componente surreale – commenta Mirella Branca – per l’intreccio fra il linguaggio contemporaneo e la sua formazione poliedrica di sceneggiatore e pittore interessato alle avanguardie. Molte le immagini note, si riferiscono a Calzaturificio di Varese, Miralanza, Carlo Erba e Barilla, a lui riconducibili anche in assenza della firma, attraverso i bozzetti rintracciati negli archivi». Erano anni in cui il creativo restava un figura senza nome.

La pubblicazione dà spazio all’attività pittorica, interrotta nel periodo milanese, alla quale decise di dedicarsi dopo il suo rientro in Friuli nel 1996.

Sono rappresentate opere nelle quali domina il colore e il riferimento di linguaggio è il surrealismo: un ritorno agli esordi nel segno dell’evoluzione.

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