L’Academiuta formò Ovidio Colussi l’autore più fecondo nel friulano casarsese

Fu con il fratello Ermes tra i fondatori della scuola di Pasolini. Tra gli ex allievi anche Bruno Bruni, intellettuale a Venezia


UDINE. Il 18 febbraio 1945, fra i ragazzi fondatori dell’Academiuta chiamati da Pier Paolo Pasolini troviamo i due fratelli Ermes e Ovidio Colussi del ramo detto “Pagura”. Due settimane dopo, il 4 marzo, avrebbero perso il padre Sante in uno dei disastrosi bombardamenti alleati su Casarsa.

A pochi giorni dalla disgrazia, Ovidio scrisse un toccante poesia che iniziava così: A planzin li vis / e Santin Pagura a li veva sarpidis pulìt! / Vuei al à lassàt il nit / e a restin, pleàs in tal so cuarp, i fis (Piangono le viti / e Sante Pagura le aveva potate bene. / Oggi ha lasciato il nido / e rimangono, curvi nel loro corpo, i figli). Ovidio Colussi nacque nel gennaio 1927 e frequentò le attività didattiche di Pier Paolo Pasolini sin dall’autunno 1943. Lo troviamo fra gli autori dei primi Stroligut e nel Meriggio d’arte del 2 luglio 1944 al teatro parrocchiale di Casarsa assieme a Pier Paolo Pasolini e Pina Kalc.

Venne iscritto alla Società filologica friulana dal suo maestro e partecipò al primo congresso del sodalizio nel settembre 1945 a San Daniele. I fratelli Colussi “Pagura” provenivano da una famiglia di bacàns (agricoltori benestanti e proprietari di terra) che nel dopoguerra aderirono alla Democrazia cristiana; Ermes abbandonò presto ogni ambizione letteraria mentre Ovidio rimase vicino a Pasolini fino al 1947 e si allontanò quando il suo maestro aderì al Partito comunista.

Ovidio Colussi si diplomò al Malignani di Udine, lavorò per tredici anni come dirigente della Zanussi e poi come imprenditore in proprio; dal 1964 a 1974 fu sindaco di Casarsa per la Dc. Dal 1978 riprese la passione giovanile divenendo il più fecondo degli autori in lingua friulana, nella variante casarsese, e conseguendo vari premi. La sua raccolta in versi “Li’ posselvis” risale al 1979, seguirono in prosa “Torzeonant” (1982), “Pas e uera” (1983), “Disfurtunis” e “Chei di Pagura”. Col romanzo “Il pilustrat” (1987, riedito nel 2009) narrò le peripezie di un friulano sottoposto a leva obbligatoria durante la dominazione austriaca.

Nel 1994 il libro “I giorni dell’Academiuta”, curato da Rienzo Pellegrini, ha ricostruito le vicende del sodalizio e il suo ruolo personale. È seguito nel 2005 “Memoriis di un academic”, edito dalla Filologica in versione bilingue italiano/friulano. Dal 1995 Ovidio Colussi ha altresì curato per vari anni lo Strolic furlan. L’ultima sua intervista risale al 12 luglio 2019, poco settimane prima che venisse a mancare.

Bruno Bruni, formatosi nel Friuli pasoliniano, fece tesoro di quegli anni, divenendo a sua volta maestro di nuove generazioni. Giunto a Venezia nel 1950, spostò i suoi interessi verso l’immagine, partecipando attivamente al Circolo fotografico “La Gondola”, vincendo premi in Italia e all’estero. Congiuntamente, sviluppò l’impegno politico, accanto a lavoratori e studenti di fine anni Sessanta, organizzando iniziative culturali e sindacali. Nel 1993 ha pubblicato “Il ragazzo e la civetta”, composto da una riproposizione dei testi giovanili usciti negli Stroligut, dalla rivisitazione di quegli anni e da un bilancio complessivo di vita (“Nastri della memoria”). Dopo la sua improvvisa scomparsa, avvenuta nel 1997, nel 2002 è uscito postumo “Frammenti”, poesie ritrovate tra le sue carte degli ultimi due anni e foto del periodo de “La Gondola”. Nello stesso anno quel Circolo fotografico gli ha dedicato una mostra.

A conclusione di questa rapida carrellata, ricordiamo che altri ragazzi passarono in vario tra le varie attività dell’Academiuta (teatro, canto, musica, poesia). Citiamo l’insegnante Beppino Bertolin, a cui è toccato quest’anno ricordare l’esperienza nel 75° anniversario assieme a Elio Ciol, divenuto fotografo di fama internazionale. E ancora Learco Cossarini (poi dirigente Zanussi in Spagna), Fedele Ghirart (Girardo), poi impiegato comunale, Guglielmo sSusanna (pittore), Riccardo Tomé (avvocato e uomo politico), Antonio Cicuto (amministratore di tenute agricole) e Gigiòn Colùs Socolari, rimasto per quasi sessant’anni nel coro fondato da Pasolini e Kalc.

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