L’addio del Friuli all’amico Mango: «Era un anti divo, è morto cantando»

Giancarlo Velliscig, che organizzò lo show del 2009, ricorda il cantante scomparso a 60 anni. L’artista si esibì anche a Lignano nel 2006. La morte improvvisa sul palco. La tristezza dei colleghi
ANTEPRIMA Udine 13-02-2009 mango in concerto
ANTEPRIMA Udine 13-02-2009 mango in concerto

UDINE. Pino Mango - improvvisamente durante un concerto a Policoro nella sua Basilicata - era una personalità originale nel nostro panorama pop. Aveva appena compiuto sessant’anni. Per lui si usava la definizione di «pop mediterraneo», a indicare la sua vocazione a non rimanere legato agli stilemi classici della canzone italiana.

Esibiva una vocalità importante, una notevole estensione che trovava il suo marchio di fabbrica nel falsetto, anzi «il mezzo falsetto», come a lui piaceva precisare, perchè il mezzo falsetto è una voce di petto. Forse per segnare ulteriormente la sua distanza dalla tradizione, ritmicamente parlando, amava utilizzare tempi dispari, tipo il 5/4 e il 6/8 ma ciò che caratterizzava le sue cose migliori era la vocazione internazionale dei suoi arrangiamenti, ispirati all’idea di world music, con un amore mai nascosto per Peter Gabriel (da qui la collaborazione con il fedelissimo chitarrista Dave Rhodes).

Non è un caso che al festival di Sanremo la critica premiasse i suoi brani che contenevano sempre qualcosa di interessante anche negli arrangiamenti, sempre aperti a influenze internazionali, l’Africa, il Mediterraneo, ovviamente, ma anche l’Irlanda, certo rock inglese, gli echi inevitabili d’America.

In Friuli venne due volte. A Lignano nell’agosto del 2006 e a Udine nel febbraio 2009. Fu Giancarlo Velliscig con Euritmica ad aprirgli le porte del Nuovo in un concerto che è ricordato come «un intenso recital» dalle mille voci. Era da poco uscito l’album di cover Acchiappanuvole e il cantante ne approfittò per proporre alcuni brani di Elisa (Tramonti a Nord-Est), degli U2 (Pride, in the name of love), Battiato (la stagione dell’amore), De André (Le canzoni dell’amore perduto) Baglioni (Amore bello).

«Senza sfoderare la retorica, che in questi tristi momenti viene facile - racconta Velliscig - ma davvero Pino era un personaggio straordinario di sensibilità rara e con una voce con pochi eguali. Apprezzavo dell’uomo il suo voler essere distante dal meccanismo dello show business, lo si sentiva poco quando non cantava. Quando scendeva dal palco pensava giustamente di più alla vita sua. Un anti-divo, ecco».

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