L’alpeggio sullo Zoncolan tra ricotte e yogurth sognando l’agriturismo

Miriana Brovedani ha 25 anni e l’entusiasmo e la forza di lavorare lassù L’amarezza dei ritardi nell’asfaltatura: «Qui c’è tutto, ma non la strada»
«A sette anni, quando abbiamo comprato la stalla, portavo già la carriola. D’altronde mio padre ha iniziato a mungere a mano dall’età di nove, così era impossibile non seguire le sue orme». Miriana Brovedani ha 25 anni ed è la legale rappresentante di malga Meleit, di proprietà del comune di Sutrio e situata sulla dorsale dello Zoncolan a quasi 1600 metri sul livello del mare. Le malghe e i giovani è argomento difficile da esplorare: non basta infatti mettersi a tavolino e comporre una lista di domande e risposte, opinioni e commenti. Bisogna fermarsi ad ascoltare e avere la meglio sui pregiudizi e sulle personali convinzioni, noi uomini e donne ossessionati dal sapone. «In malga alla fine c’è meno lavoro rispetto alla latteria» racconta Miriana, sottolineando come il lavoro evidente sia quello della malga, mentre ciò che rimane a valle spesso non è riconosciuto. La famiglia Brovedani è presente con la latteria anche a qualche chilometro dall’alpeggio ed è proprio questa immaginaria funivia che sostiene il peso dei sacrifici fatti.


«I problemi non sono pochi» afferma Miriana che non ha paura di raccontare alcuni momenti difficili, che per qualcuno diventano scomodi. «Se si tratta del giro d’Italia o della Granfondo sullo Zoncolan allora la strada la mettono a posto, la riasfaltano, insomma la rendono percorribile; quando si tratta dei malghesi le cose vanno spesso diversamente». Ci sono le promesse, le pacche sulle spalle, le rassicurazioni a quel popolo della montagna che si rifiuta di stare fermo ad aspettare. «Non riesco veramente a capire il motivo per cui la nostra malga non interessi al comune. D’altronde teniamo viva una tradizione che altrimenti andrebbe perduta, giusto?». Miriana non chiede la Luna, né tantomeno di mettere in piedi un albergo. «A me basterebbe poter lavorare, vedere ripagati i nostri sforzi; voglio dire, mi dai un servizio e puoi anche alzarmi l’affitto, per me non è un problema. Così facendo saremmo contenti tutti».


Miriana gestisce la malga assieme al padre Mario e al compagno Daniel. «Abbiamo 37 mucche e dieci maiali. Produciamo sei forme di formaggio al giorno e, naturalmente, le ricotte e il burro. Lo yogurt non lo facciamo; papà, che ha lavorato tantissimi anni in latteria, saprebbe anche farlo, ma non vuole. Potrebbe fare anche la mozzarella, ma quando modelli la pasta l’acqua è bollente e rischi di ustionarti». In malga Meleit non si può pernottare e l’offerta per poter spiluccare qualcosa è di quelle genuine. «Il piatto freddo posso prepararlo senza problemi, un po’ di affettati, qualche pezzo di formaggio; una volta pensa che una signora mi ha chiesto un cappuccino con la schiuma». La risposta, ovviamente, è quella che segue: «Signora le porto un caffè fatto con la moka e un po’ di latte a parte, va bene?».


«A me piacerebbe poter realizzare l’agriturismo perché questa malga ha un potenziale infinito. Purtroppo, anche se ho i letti, non posso far dormire nessuno quassù».Per giungere fino a qui c’è bisogno di un fuoristrada. Si arriva percorrendo la strada che sale verso la sella dello Zoncolan. All’altezza del monumento al ciclista si svolta a sinistra sulla strada sterrata e, dopo aver passato due malghe, si scollina sull’omomina forcella dalla quale si intravede la malga. Per informazioni 3389187318 o 3467834041.


Ci sono malghe e malghe nella nostra regione. Malga Meleit è schietta e fiera del coraggio che dimostra. Perché al giorno d’oggi sarà anche suggestivo pensare di resistere, ma nella quotidianità serve soprattutto una buona dose di audacia per poter fare strada. Oppure smettere di avere fiducia nelle promesse da marinai e sbattere i pugni sulla tavola affinché chi ha delle responsabilità cominci a prendersele.


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