L'alpinista che non si piegò mai al regime: «Quando mio padre Antonio Feruglio scappava dalla finestra per sfuggire ai fascisti»

Un incontro sul politico (fu vicesindaco a Udine) e alpinista Duratti: «Diede avvio alla gloriosa tradizione della Saf»
Alessandra Beltrame

UDINE. «Arrivavano la mattina presto nella casa di via Ampezzo 17 a Udine dove vivevamo. Erano sempre in due. Suonavano il campanello: Signora, ci apra, è la polizia. Poi chiedevano: Suo marito è in casa? Mia madre prendeva tempo, gli gridava di no da dietro la porta e intanto riempiva un sacco da montagna con una salame e altri viveri che dava a mio padre che fuggiva dalla finestra sul retro, si infilava nel cortile dei vicini e si vestiva, perché era in pigiama. Una volta lo sorpresero mentre si faceva il bagno e scappò nudo».

Questa era la vita a casa Feruglio nei giorni del fascismo. Lo ricorda Fausto, 85 anni, una vita passata a seguire la libreria Carducci di piazza XX settembre succedendo al padre Antonio, quello che nel 1940 scappava dalla finestra.

Antonio Feruglio, nato a Feletto nel 1896 e morto nel 1984, è stata un figura esemplare dell’antifascismo friulano e non solo. Per la sua attività politica, nel 1927 viene spedito al confino sull’isola siciliana di Lipari. Si rifiuta di fuggire con Carlo Rosselli, Francesco Nitti ed Emilio Lussu perché “Io combatto sul fronte interno” (è la risposta che darà Lussu) e infatti nel 1929 ritorna a Udine e prosegue nella sua battaglia clandestina. Comunista militante, non abbandonerà la fede politica, conducendo un’opposizione ideologica e mai armata: «Aveva una pistola che gli aveva dato la Resistenza, ma non la volle toccare mai» ricorda il figlio.

Giovanni Duratti ne traccia la storia per la prima volta oggi, lunedì 10, per la Settimana della Cultura Friulana, prima conferenza pubblica a lui dedicata (“Da Berti a Marx: una vita ardimentosa”) nella città in cui Feruglio fu vicesindaco e ricoprì altri incarichi pubblici, come la presidenza dell’Officina del Gas, poi Amga. Nel Dopoguerra Feruglio si dividerà fra l’attività istituzionale e la libreria Carducci di piazza XX Settembre, punto di riferimento della cultura cittadina. “Alle dipendenti inviava un mazzo di fiori a ogni compleanno” ricorda il figlio.

Antonio Feruglio fu anche fondatore e primo presidente della sezione udinese dell’Uoei, l’Unione operaia escursionisti italiani, che nasce nel 1911 (a Udine nel 1922). Spiega Duratti. «L’alcolismo era diventata una piaga diffusa e l’Uoei nasce per portare nel tempo libero gli operai a frequentare la montagna togliendoli dalle osterie. Feruglio si adopera per portare gli udinesi a frequentare le cime». Dove – ma questa è un’altra storia – faceva ardenti comizi invitandoli a ribellarsi contro il fascismo. “Mandate a mente, non prendete appunti” diceva “perché se vi beccano la galera è assicurata”. E poi i bombardamenti. «Ci rifugiavamo in una buca che avevamo scavato sotto il cedro del Libano del giardino coperta con assi di legno e cartone catramato. Quando uscivamo, ricordo i campi pieni di luci: erano i frammenti incandescenti delle bombe cadute». Ma anche quando non bombardavano a casa non si stava mai tranquilli. «Mia madre metteva un lenzuolo alla finestra per segnalare che i poliziotti erano nei paraggi, e mio padre stava alla larga».

Duratti, autore di un libro su Feruglio di prossima pubblicazione, è stato alpinista e presidente della Saf, la storica sezione udinese del Cai. Si è appassionato alla figura di Feruglio per i suoi trascorsi giovanili: «Prima di diventare un politico, fu un eccellente alpinista che diede avvio alla gloriosa tradizione della Società Alpina Friulana formando futuri accademici come Gilberti e Granzotto». La ricerca di Duratti è stata condotta negli archivi locali, nazionali e della famiglia. —
 

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